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USA: recessione alle porte ma senza disoccupazione

Yellen: "Possibilità di una recessione negli Usa è scesa per via della resilienza del mercato del lavoro". Miranda (Export USA): "Illogica recessione senza disoccupazione"

Economia
USA: recessione alle porte ma senza disoccupazione
(Teleborsa) - La resilienza del mercato del lavoro negli Stati Uniti potrebbe scongiurare la possibilità di una recessione. E la speranza è che il Paese possa ridurre l'inflazione mantenendo la forza del mercato del lavoro. Questo lo scenario tracciato dalla segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen nelle osservazioni preparate per un discorso alla PosiGen. "L'economia statunitense si è dimostrata più resiliente del previsto nonostante le previsioni di recessione – ha dichiarato Yellen –. Continuo a credere che sia possibile ridurre l'inflazione mantenendo un mercato del lavoro sano. Senza sminuire i rischi significativi che ci attendono, i dati che abbiamo visto finora suggeriscono che siamo su questa strada".

Per Yellen la forza del mercato del lavoro e la solidità dei bilanci delle famiglie e delle imprese, ha aggiunto, dovrebbero contribuire a sostenere l'economia in futuro, anche se l'attività dovesse rallentare a causa del calo dell'inflazione. "Sebbene vi siano parti della nostra economia che stanno rallentando, le famiglie – ha detto la segretaria al Tesoro – stanno spendendo a un ritmo robusto e le imprese continuano a investire".

Infine, illustrando i risultati positivi di quella che è stata definita la "Bidenomics", cioè la politica economica di Biden, il segretario al Tesoro, ha sottolineato che, tali risultati sono radicati in una "moderna economia dal lato dell'offerta", dove l'idea è di "dare la priorità agli investimenti nella forza lavoro e nella sua produttività, al fine di aumentare il tetto di ciò che la nostra economia può produrre".

A ritenere "illogica" una recessione "senza disoccupazione" negli Usa è anche il presidente di ExportUsa, LucioMiranda.
"Successivamente alla crisi di Lehman Brothers del 2008 la situazione era simile, seppur antitetica: ripresa economica, senza occupazione. Allora – spiega Miranda in un'analisi pubblicata su Formiche – era la paura di assumere personale a valle della recessione più feroce dopo gli anni della depressione degli anni 30. Oggi le cause a fondamento di questa situazione sono completamente diverse. Negli States – prosegue – l'attuale tasso di disoccupazione è tra i più bassi degli ultimi cinquant'anni: il 3,7%, un dato che continua a stupire tutti considerato, appunto, che si continua a parlare di recessione negli Stati Uniti. In realtà questa situazione è facilmente riconducibile al maxipiano di investimenti implementato dal presidente Biden. Un'iniezione di capitale che sta generando nuovi posti di lavoro, incoraggiando l'export delle nostre imprese negli Stati Uniti e favorendo uno sviluppo senza precedenti negli ultimi 30 anni della storia economica statunitense. Nuove infrastrutture, la transizione all'elettrico e una particolare attenzione all'impiego di tecnologie green che – unitamente al riorientamento della supply chain e alla spinta al friend shoring – sta ristabilendo una relazione commerciale solida tra Europa e Stati Uniti. Tutto ciò ha, giocoforza, generato nuove assunzioni ed ecco spiegato il tasso di disoccupazione al 3.7% dell'America nonostante la politica monetaria restrittiva attuata dalla Fed".

Ma, nonostante questa situazione favorevole "il PIL degli Usa – rileva Miranda – è in flessione". Una delle cause potrebbe essere ricondotta al Covid. "Dopo la pandemia, la sfida più grande per le aziende Usa – sottolinea il presidente di ExportUsa – è stata quella di trovare nuovo personale per far fronte alla ripresa delle attività economiche. Memori di quella difficile situazione, le imprese sono restie a licenziare per paura di trovarsi nella medesima situazione post pandemica. Questa è, a nostro avviso, una delle ragioni per cui assistiamo a un calo del PIL negli States: i dipendenti vengono tenuti a libro paga, per paura di non riuscire ad assumerne altri in futuro e questo da una parte sostiene i livelli occupazionali, mentre dall’altra determina un deterioramento della produttività e, conseguentemente, un rallentamento nella crescita del PIL".

L'economia americana – secondo l'analisi di Miranda – si trova sbilanciata su tre fronti: "una recessione annunciata che però non trova una giustificazione se pensiamo a un tasso di disoccupazione così sotto la media; i dati sul PIL n calo che possono trovare una logica spiegazione nella tutela di posti di lavoro per non rischiare di rimanere senza personale; una politica monetaria restrittiva, a fronte di una politica di bilancio espansiva".

"Siamo di fronte ad una strana tricotomia che prima o poi troverà una soluzione. La nostra speranza – conclude Miranda – è che prevalga il buon senso perché raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% con una disoccupazione del dieci, sarebbe una vera e propria vittoria di Pirro".
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