C’è poi una seconda deroga al principio della integrale responsabilità di ciascuna banca centrale sugli acquisti di titoli, cui si applica il meccanismo di
risk-sharing: è una somma pari all’8% del Qe, riferita ai titoli “detenuti” direttamente dalla BCE.
Su questo punto, ambiguo, si è accesa la discussione: secondo alcuni sarebbe stata aperta una sorta di breccia nel Muro di Berlino. Ritengono che sia una sorta di riserva a favore della BCE, che potrebbe comprare così titoli di Stato a suo piacimento, con la conseguenza che il rischio relativo alle eventuali perdite verrebbe ripartito tra tutte le Banche centrali. Per fare un esempio, se comprasse titoli greci e la Grecia facesse default, la perdita verrebbe pagata pro-quota anche dalla Bundesbank: un orrore, per i tedeschi duri e puri; mentre sarebbe una prima vittoria per i sostenitori della condivisione dei rischi.
Riteniamo invece che
ancora una volta i tedeschi abbiano tenuto duro: secondo noi, la deroga riguarda solo i Covered Bond e gli Abs già “detenuti” dalla BCE, sulla base dei programmi di acquisto terminati ed ancora in corso. Alla data del 16 gennaio 2015, assommavano a 76,45 mliardi di euro, una somma pari all’8% di 955 miliardi. In pratica, non si fa altro che definire la modalità di ripartizione del rischio sugli asset per i quali la BCE ha fin qui operato direttamente gli acquisti, iscrivendo i titoli fra gli attivi del proprio bilancio. Non è un caso, infatti, che il Qe venga definito come una “estensione” del programma di acquisti di Covered Bond e di Abs già varato ad ottobre scorso.
Il Qe funzionerebbe così: dei 1080 miliardi di liquidità aggiuntiva (pari a 60 miliardi al mese fino a settembre 2016), il 12% è stato riservato agli acquisti dei titoli del Piano Juncker (pari a 130,8 miliardi) e l’8% ai titoli “detenuti” dalla BCE (86,4 miliardi). Solo su questa somma, pari al 20% del Qe, le eventuali perdite sono soggette al risk-sharing tra le banche centrali nazionali.
Il Qe non ha aperto nessuna breccia nel Muro di Berlino.
La responsabilità esclusiva delle singole banche centrali rende l’euro ancora più fragile.
Ma le preoccupazioni tedesche non sono finite...
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