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Bail-in, una barbarie

Il 31 dicembre finisce un'era di civiltà

Primo: nessun limite è stato posto all'internal dealing delle banche, per cui possono continuare ad operare con i denari dei risparmiatori sui mercati finanziari e sui titoli derivati. Anzi, se adesso di un limite si parla, è quello che dovrebbe riguardare la detenzione dei titoli di Stato da parte delle banche: non dovrebbe superare, secondo i tedeschi, una quota percentuale predeterminata degli impieghi, e soprattutto i titoli di Stato non dovrebbero più essere valutati come impieghi a costo zero (a fronte dei quali non è quindi necessario accantonare capitale di rischio), ma prezzati in funzione del rating di ciascuno Stato. Per il debito pubblico italiano sarebbe un nuovo tracollo, visto che il nostro sistema bancario detiene titoli per circa 400 miliardi di euro: si sa, all'Europa non interessa mai nulla delle conseguenze delle decisioni che prende.

Secondo: in Europa, d'ora in avanti, il salvataggio delle banche in difficoltà e soprattutto il costo del loro fallimento ricadrà unicamente su coloro che hanno investito in azioni della banca, ovvero abbiano sottoscritto obbligazioni bancarie, ovvero ancora coloro che abbiano un conto di deposito superiore a 100 mila euro. La distinzione tra risparmiatore ed investitore è solo questa: ogni quota di deposito ulteriore rispetto a questa cifra, nonché ogni impiego in obbligazioni ed azioni bancarie, è a rischio in caso di perdite della banca, anche se non si arriva al suo fallimento.

L'Unione Europea ha compiuto dunque un percorso nella direzione opposta rispetto a quello effettuato in America, addirittura affermando che nella ipotetica eventualità che gli Stati dovessero intervenire per ovviare ad una crisi sistemica, il loro intervento dovrà essere fiscalmente neutro nel medio periodo: in pratica, la collettività può prestare temporaneamente denaro, ma mai più dovrà perdere un euro per salvare gli azionisti, gli obbligazionisti ed i depositi in conto per le somme superiori ai 100 mila euro.

Abbiamo appena visto, in Italia, che cosa è successo con il recente “decreto salvabanche”: una serie di risparmiatori, molti in buona fede, si sono ritrovati senza più nulla in mano. Alcuni hanno perso tutto quello che avevano.

L'Unione europea prevede comunque che si creino due Fondi: uno per la garanzia dei depositi fino a 100 mila euro; l'altro per capitalizzare le “banche ponte” in cui vengono trasferiti gli impieghi in bonis di quelle che vengono “risolte” perché sono sul punto di fallire. Per pareggiare le perdite, verranno quindi computati nell'ordine, come passività non più sussistenti, le azioni, le obbligazioni e le quote dei depositi che superano per ciascuna persona i 100 mila euro. Entrambi i Fondi sono finanziati dal sistema bancario nel suo complesso: una mutualità che sicuramente funziona nel caso di crisi singole, ma che è assolutamente insufficiente nel caso di crisi sistemiche come è successo dal 2008 in poi.

Basta farsi due conti: per ricapitalizzare le quattro piccole banche appena fallite in Italia, che totalizzavano 8,5 miliardi di crediti in sofferenza, poi svalutati a 1,5 miliardi e così confinati nella Bad bank appena costituita, il sistema bancario è stato chiamato a contribuire al Fondo di risoluzione al fine di ricapitalizzare con 1,8 miliardi di euro le “banche ponte” e con altri 100 milioni di euro la Bad bank. Visto che il totale delle sofferenze del nostro sistema bancario è di circa 200 miliardi, basterebbero poche altre crisi per mangiarsi gran parte degli utili di esercizio dell'intero sistema bancario. Se poi le banche dovessero vendere le loro sofferenze ai prezzi svalutati a cui sono state valutate quelle delle quattro banche fallite, pari al 17% del valore originario, si avrebbero perdite insostenibili. Ecco perché ci vuole una infinita cautela nel caso delle banche italiane, che hanno subito le conseguenze di due pesantissime e prolungate recessioni economiche negli scorsi sette anni.

Dal 1° gennaio 2016, in tutta l'Unione Europea, chi sottoscrive le azioni di una banca, al di là delle oscillazioni sul mercato se è quotata, non potrà sperare in alcun aiuto a fondo perduto da parte degli Stati.

C'è una perfidia infinita, in tutta la nuova normativa europea del Bail-in: gli Stati che in questi anni hanno salvato le loro banche con enormi aiuti pubblici, ora ci tengono a fare bella figura con i rispettivi cittadini. All'Italia, che addirittura ha avuto incassi netti sui Tremonti e Monti bond, e soprattutto sulla garanzia statale sui titoli emessi dalle banche per ottenere i finanziamenti a lungo termine da parte della Bce (Ltro), viene impedito di creare una Bad bank di sistema sulle sofferenze, con garanzie pubbliche. E' ovvio che si punta a metterci in difficoltà, e non è la prima volta.

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