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Ricchi & Poveri

Giappone, Germania, Cina ed America: mondi che più diversi non si può


LA GERMANIA

Se osserviamo la Germania, vediamo un comportamento opposto a quello del Giappone: non solo c'è un bassissimo livello di debito pubblico, che viene ridotto già da qualche anno a questa parte per via dell'avanzo di bilancio e dei tassi di interesse negativi sui Bund, ma si riscontra un ancora più basso livello di investimenti pubblici. La Germania consuma infrastrutture collettive e lascia tutto il surplus commerciale alle imprese: il sistema bancario tedesco è gonfio di depositi, che provengono anche da investitori stranieri: investe soprattutto all'estero, per due motivi. In primo luogo, per evitare una inflazione del valore degli asset interni (azioni, immobili), ma soprattutto perché una maggiore quota di investimenti produttivi si scontrerebbe con la carenza demografica.

In pratica, la economia della Germania gira già a pieno regime, con un livello di disoccupazione vicino ai minimi storici, intorno al 4%: ogni aumento degli investimenti porterebbe ad una tensione sul mercato del lavoro, che significherebbe o nuova immigrazione oppure un aumento dei salari. Il sistema bancario tedesco investe all'estero, prevalentemente in derivati: questo perché è consapevole che c'è già in giro per il mondo una sovraccapacità produttiva in molti settori: dall'energia all'acciaio, dai cereali al cotone. Visto che i sistemi economici si fanno concorrenza con i bassi salari, c'è la tendenza alla contrazione dei consumi piuttosto che al loro aumento. I vincoli ambientali di carattere globale e le dinamiche demografiche negative in Occidente completano una tendenza alla stagnazione.

La Germania accumula ricchezza con l'export, non investe all'interno ma all'estero: compra e vende rischi. Un mestiere pericoloso.


LA CINA

Diverso ancora è il modello cinese: dopo aver accumulato surplus commerciali strepitosi per anni, quasi un ventennio, si trova alla prese con un mercato estero in via di affievolimento. Non può più reimpiegare i margini guadagnati in sempre nuova capacità produttiva né in investimenti pubblici e privati, enfatizzati nel settore immobiliare e delle infrastrutture dopo la crisi americana. Sta investendo all'interno nelle nuove tecnologie, per diventare indipendente da Usa e Germania, nel miglioramento delle condizioni ambientali e nello sviluppo del mercato interno.

Nel frattempo, acquista imprese all'estero e costruisce la Via della Seta, l'asse di penetrazione che le consentirà di presidiare i mercati del futuro: il centro dell'Asia e l'Africa. Questo è il driver che guiderà gli investimenti cinesi all'estero.


GLI USA

Sul versante opposto troviamo gli Usa: sono il Paese al mondo che ha sia il peggior disavanzo delle partite correnti con l'estero, che la peggiore posizione finanziaria netta: il primo, viaggia intorno ai 450 miliardi di dollari l'anno; il secondo, che è arrivato a fine 2017 a -7.845 miliardi di dollari, peggiora di anno in anno di un importo esattamente pari al disavanzo delle partite correnti.

La posizione degli Usa è praticamente speculare a quella dei tre Paesi di cui abbiamo parlato, Giappone, Germania e Cina, visto che la somma della posizione finanziaria netta di questi ultimi è attiva per 8,6 trilioni di dollari e che nel 2017 il surplus cumulato delle loro partite correnti è stato pari a 499 miliardi di dollari, di cui 202 miliardi per la Cina, 297 miliardi per la Germania, 194 miliardi per il Giappone.

Mettiamola giù dura: l'America, con il suo deficit commerciale, tiene in piedi il surplus del resto del mondo. Compra a debito, ma compra: dà da lavorare e accumula debito, stampando dollari a iosa. Tutto il mondo compra titoli americani, quelli delle imprese quotate a Wall Street quelle del Tesoro federale.

Tutto il sistema economico e finanziario globale è una grande fornace, in cui Paesi ricchi e Paesi poveri si tengono per mano. Intanto gli Americani comprano e vivono di debiti. Gli altri, i Giapponesi, i Cinesi ed i Tedeschi lavorano e vendono a credito.

Giappone, Germania, Cina ed America: mondi che più diversi non si può.

Ricchi & Poveri.
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