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Quelle Mani su Notre-Dame

Dal Minareto al Faro, fino al Luna Park


Il problema, oggi, non è solo quello del rifacimento del tetto, un capolavoro assoluto di ingegneria essendo stato realizzato oltre ottocento anni fa con una intricatissima trama di travi e travetti di quercia, soprannominato "la foresta", quanto quello della guglia. Questa fu eretta a metà Ottocento, nell'ambito di un più ampio progetto di restauro che volle sottolineare, fino alla esasperazione simbolica, gli elementi gotici della cattedrale. Il restauro dell'architetto Viollet-le-Duc fu criticato dai "romantici" perché aveva fatto delle aggiunte alla struttura ritenute arbitrarie. In particolare per la realizzazione delle chimere della facciata.

E che dire, poi, di quelle creature misteriose che ornano le garguilles, le grondaie, che furono poste per ogni dove, per nascondere gli sgocciolatoi delle acque pluviali? Già allora ci fu una chiara volontà di introdurre nella Cattedrale elementi architettonici assolutamente estranei alla tradizione cristiana, stravolgenti.

Che cosa significa, oggi, farla "più bella"?

L'architetto Tom Wilkinson, in un editoriale su domus intitolato "La questione del ricostruire Notre-Dame ancora più bella solleva più domande che risposte", è stato provocatorio. Ha affermato che "potrebbe voler dire, per esempio, trasformare Notre-Dame in un memoriale dedicato alle generazioni di contadini sfruttati per finanziarla, e agli eretici assassinati dai suoi fautori". "Oppure", ha proseguito, "se la barbarie di cui questo edificio è documento si è fatta troppo sbiadita per commuoverci, perché non un monumento a una forma di verità politica più attuale? Perché, per esempio, non un monumento al gilet giallo ignoto, completo di guglia scintillante? O, se questo pare un po' frivolo, perché non un monumento ai circa cento algerini uccisi nel 1961 dalla polizia francese mentre manifestavano contro la guerra d'Algeria, molti dei quali vennero gettati nella Senna ai piedi di Notre-Dame? Queste vittime dello Stato potrebbero essere ricordate sostituendo alla guglia di Viollet-le-Duc – perché no? – un bel minareto".

Massimiliano Fuksas, archistar italiano, ha immaginato una ricostruzione che unisca tradizione e modernità: "una nuova guglia di cristallo, come il Baccarat", un oggetto leggero, trasparente, fatto come di cristallo, che di notte si illumina per tornare ad essere un simbolo visivo della città e un faro di speranza.

Per il tetto, due giovani architetti francesi, Goudart e Roussel, hanno immaginato una copertura trasparente da cui ammirare tutta la città. Come dalla ruota panoramica di un Luna Park. Il progetto, che si dice piacere anche alla sindaca di Parigi Hidalgo, non è ancora ufficiale.

Ogni epoca si appropria dei simboli del passato, trasformandoli. Come già accadde con il tempio a Giove, che si dice fosse stato eretto nell'antichità là dove oggi sorge Notre-Dame. Questa è patrimonio dell'umanità, parte di una identità collettiva. Nessuna idea di Dio, nella ricostruzione; niente che richiami alla Fede cattolica.

Segno dei tempi.

Dal Minareto al Faro, fino al Luna Park.

Quelle Mani su Notre-Dame.
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