Facebook Pixel
Milano 24-apr
34.271,12 0,00%
Nasdaq 24-apr
17.526,8 +0,32%
Dow Jones 24-apr
38.460,92 -0,11%
Londra 24-apr
8.040,38 0,00%
Francoforte 24-apr
18.088,7 0,00%

Un Pastrocchio, aspettando il Collasso

Si traccheggia, ma la resa dei conti è solo rinviata


Una soluzione, comunque, ci sarebbe: chi ha bisogno di aiuto può chiederlo al Fondo Salva Stati, il MES. E' lo strumento idoneo per accedere alle risorse che servono: così sostengono i falchi europei guidati dalla Germania, che usa l'Olanda come testuggine e l'Austria come rincalzo. E' comunque un prestito, che deve essere garantito adeguatamente. Serve l'impegno ad imporre profondi sacrifici alla popolazione, anche se benevolmente rinviati ad un momento successivo, quando l'emergenza dell'epidemia sarà stata superata.

Il tentativo di mettere sotto tutela l'Italia, obbligandola a chiedere l'aiuto del MES, era evidente da tempo: le sue forze politiche sovraniste sono un pericolo per il dominio tedesco, che viene esercitato attraverso i vincoli finanziari. E sono mesi, infatti, che l'opposizione denuncia la pericolosità di questo strumento e delle modifiche che vengono prospettate al Trattato istitutivo.

Ma la garrota finanziaria ora si stringerebbe anche attorno al collo della Spagna, che già ha dovuto accettare gli aiuti europei per salvare le sue banche, indebitate soprattutto con quelle tedesche. Tanti altri Paesi si trovano nelle stesse condizioni, ma l'esperienza del risanamento imposto alla Grecia fa paura: la Troika non la vuole nessuno.

Per resistere al ricatto del MES, si è formata così una ampia coalizione di Paesi europei. Ai tristemente famosi PIIGS, e dunque a Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, se ne sono aggiunti altri: Francia, Slovenia, Lussemburgo e Belgio.

Tutti insieme, il 25 marzo, hanno scritto al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel una lettera in cui hanno sollecitato una soluzione condivisa, con costi di accesso al Mercato uguali per tutti:

"In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell'UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia.
Vi sono valide ragioni per sostenere tale strumento comune, poiché stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti. E dobbiamo rendere conto collettivamente di una risposta europea efficace ed unita".

Non sfugge a nessuno il fatto che a guidare la partita di questa rinata Comunità europea ci sia la Francia, che per la prima volta si è schierata apertamente su un fronte diverso da quello tedesco.

Per superare l'impasse, si prepara un pastrocchio, cercando di usare ogni possibile sponda, compresa la BEI.

Anche la Francia fa lo stesso: propone di usare le risorse del bilancio dell'Unione, che arriverebbero a 400 miliardi. Probabilmente compra tempo, aspetta di vedere se è la Germania che fallisce per prima, sotto il peso di un enorme comparto automobilistico ormai fermo, di un sistema bancario oberato di impegni in dollari e di un modello export-led che non ha più futuro.
Condividi
"
Altri Editoriali
```