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Oro Nero, Buco nero?

Nuovi Equilibri Globali, tra bolla petrolifera e recessione sanitaria


Per la crisi economica profonda di quest'anno e nonostante il rimbalzo previsto nel prossimo, la domanda di petrolio sarà in netto calo: è tutto fermo nel settore dei trasporti aerei e della mobilità delle persone. Questo si rifletterà inevitabilmente sul prezzo internazionale dell'energia: subirà una flessione tendenziale, nonostante i tagli alla produzione che sono già stati decisi in sede OPEC+, cui aderisce la Russia.

Alcuni Paesi produttori pagheranno più di altri il riequilibrio che consiste nel taglio della produzione e che si riflette sulla propria posizione commerciale con l'estero: alcuni Paesi vedranno contrarsi le esportazioni, per quantità e prezzi, e quindi i proventi netti che ne derivano; in altri Paesi, invece, ci potrebbe essere il fallimento delle imprese che hanno un costo di estrazione del petrolio o di produzione del gas elevato di quello di mercato.

Potrebbero essere gli USA a subire il maggiore danno dalla contrazione della loro capacità produttiva. La produzione interna, basata di recente soprattutto sullo shale oil che, estratto attraverso la tecnica del fracking (fratturazione idraulica in orizzontale del sedime), ha costi molto alti ed una produttività dei pozzi rapidamente decrescente.

Gli USA potrebbero essere costretti sia a rinunciare al titolo di maggiore produttore mondiale di petrolio, che hanno appena conquistato, mirando addirittura alle esportazioni nette di gas, sia alla indipendenza energetica conquistata di recente a così caro prezzo. Il problema dello squilibrio commerciale americano potrebbe porsi con rinnovata gravità, magari oscurato sul breve dalla contrazione delle importazioni causata dalla crisi economica.

La peculiarità americana si basa sul fatto che è, allo stesso tempo un Paese leader nelle tecnologie informatiche e di intelligenza artificiale, anche se parte della produzione viene delocalizzata all'estero per massimizzare i profitti, ma che vive soprattutto di export agricolo e di bestiame, ed ora anche di prodotti energetici.

Gli USA competono quindi con i Paesi tra i più poveri del mondo, non solo quelli arabi ma anche quelli africani che sopravvivono a stento con l'export di materie prime. Ma nel caso dello shale oil, gli USA hanno un handicap di maggiore costo insuperabile.
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