Per aumentare il
prezzo del petrolio, in una situazione di domanda fortemente ridotta, non c'è altra maniera che ridurre ancor più la produzione, ma per gli USA si tratterebbe di mettere fuori mercato, facendole fallire, migliaia e migliaia di piccole imprese che operano nel settore petrolifero, con ripercussioni notevoli sia sotto il profilo finanziario per gli impegni assunti sia sotto quello della bilancia commerciale con l'estero.
La
Cina è da tempo il paese che
aumenta con maggiore celerità i consumi di energia, ed è l'unico che nei prossimi anni dovrebbe accrescerne ancora gli acquisti dall'estero. Una sua perdurante crisi economica, innescata dalla epidemia di coronavirus, innescherebbe una ancor più forte perdita di introiti da parte di tutti i Paesi da cui importa materie prime energetiche, agricole e di prodotti alimentari.
La
Russia resiste al calo del prezzo internazionale dell'energia, dalla cui esportazione ricava un saldo commerciale importante anche se via via più contenuto.
Tutto cambia. Rispetto al passato. Negli anni scorsi, la tentazione americana era quella di utilizzare la leva del prezzo del petrolio per ridurre il potenziale economico russo, forzando la mano all'Arabia Saudita. Ora, nonostante la riduzione della produzione concordata dall'OPEC+, il prezzo internazionale del petrolio potrebbe essere inferiore a quello di equilibrio della produzione americana.
Se l'economia mondiale si riprende presto, ed aumentano velocemente i consumi petroliferi superando la crisi in corso, allora il sistema globale potrebbe tornare in equilibrio. Altrimenti,
per alzare il prezzo internazionale del petrolio e renderlo convergente con i costi americani, altri Paesi dovranno cessare forzatamente la loro produzione: altre crisi politiche, come quelle in corso già da anni in Libia o in Venezuela, potrebbero verificarsi.
Tutto si fa incerto.
Nuovi Equilibri Globali, tra bolla petrolifera e recessione sanitaria.Oro Nero, Buco nero?
"