La colpa è collettiva: comporta un processo di immedesimazione nel carnefice, che è in noi. Si sterilizzano così la rabbia e la paura del futuro.
E così, mentre si perdono posti di lavoro a milioni, mentre le imprese stentano a riprendere la attività, si individuano i nuovi obiettivi della azione politica: salari ancora più precari; disarticolazione delle reti lavorative con lo smart-working; distruzione dei processi di scambio relazionale nelle scuole e nelle università.
Tutto si deve fare a distanza, utilizzando le tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Così come molti si sono abituati ad andare in giro nel tempo libero portandosi appresso il proprio guscio relazionale, con lo smartphone, senza connessioni con la realtà circostante, questo processo di atomizzazione scala altri livelli.
Da una parte siamo sempre più soli,
atomizzati, e dall'altra sempre più
polarizzati dalla narrazione mediatica, attraverso manifestazioni di massa che agiscono come i magneti che aggregano istantaneamente la polvere di ferro.
Il bisogno di socialità viene soddisfatto, ma l'input parte dall'alto e punta sulle colpe collettive. In questo modo veniamo distolti dalla rivendicazione di quanto ci riguarda direttamente: lottiamo, al più, per i diritti che vengono negati agli altri.
Ecco come il potere si impone.
Atomizzazione e polarizzazione: distanziamento sanitario e mobilitazioni di massaNuovi solventi & Vecchi collanti
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