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Le illusioni e la Paura

Futuribili investimenti ambientali e tecnologici, mentre finisce la repressione finanziaria delle Banche centrali


C'è un dubbio che nessuno può nascondere: la crescita europea che avrebbe dovuto essere innescata dal PNRR a partire da quest'anno potrebbe essere già stata compromessa dalla fiammata inflazionistica in corso, dalla crisi delle forniture energetiche e dalle tensioni geopolitiche nei Balcani.

Le stesse vicende americane, dopo la inattesa elezione di Donald Trump con lo slogan "Make America Great Again", segnalano tensioni assai profonde e diffuse, di cui la Brexit è stato un altrettanto inaspettato epilogo. L'Occidente non riesce a riflettere sul proprio modello di sviluppo, aggrovigliato in una narrazione ormai inconcludente.

Bisogna riprendere il filo della Storia: fino alla caduta del Muro di Berlino ed alla dissoluzione dell'URSS, l'Occidente aveva il monopolio delle relazioni economiche e finanziarie internazionali. Il sistema comunista, anche a livello internazionale, aveva una cooperazione guidata solo da meccanismi di pianificazione e di convenienza politica.

Il liberismo ha potuto dispiegarsi senza limiti: le politiche economiche occidentali si sono focalizzate sulla necessità di agevolare l'offerta di beni e servizi. Solo le imprese capaci di competere sul mercato avrebbero creato in modo efficiente occupazione e reddito: per un verso, infatti, il sistema dei prezzi politici e la regolamentazione a tutela del lavoro distorcevano le convenienza nella allocazione delle risorse; dall'altro, il Welfare State con la previdenza sociale obbligatoria, la sanità e l'istruzione gratuite e garantite a tutti sottraevano opportunità alle imprese che avrebbe invece garantito una maggiore efficienza, con offerte e condizioni più vantaggiose.

Si è sviluppato un processo duplice. Da una parte, si proclamava lo Stato minimo, con lo slogan: "lo Stato dove è indispensabile, il Mercato ovunque sia possibile"; dall'altra parte, l'ingresso nella Unione europea dei Paesi ex comunisti e poi quella della Cina nel WTO hanno creato condizioni idonee ad una competizione basata sui differenziali fiscali, salariali, di protezione sociale ed ambientale.
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