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Europei, Americanizzatevi!

Crisi energetica: deindustrializzazione e fine dello Stato sociale


C'è anche un dato storico, ineliminabile: spostare i grandi complessi manifatturieri fuori dall'Occidente, verso la Cina o il Vietnam, la Turchia o l'India, ed in prospettiva anche in Africa, significa delocalizzarli in aree in cui il conflitto di classe non ha alcuna tradizione, né socio-culturale, né politica. D'altra parte, per contrastare il fenomeno della ingovernabilità delle fabbriche automobilistiche ed il terrorismo che si era insinuato pericolosamente, anche in Italia negli anni Ottanta si scelse la strada della delocalizzazione interna, con nuovi insediamenti realizzati ex-novo in aree prive di qualsiasi tradizione operaia.

Ai partiti tradizionali che in Europa hanno costruito lo Stato Sociale si sostituiscono sempre nuove formazioni: la modificazione dei sistemi produttivi e dell'organizzazione sociale comporta anche quelle della rappresentanza politica e della organizzazione delle funzioni pubbliche.

Come è successo negli Usa a partire degli anni Ottanta con lo spostamento delle produzioni verso il Messico ed il Brasile, e poi a partire dal Duemila verso la Cina, in Europa ci troveremo di fronte ad una nuova riorganizzazione economica.

L'industria europea aveva resistito finora, rimanendo competitiva a livello internazionale, solo a costo di ridurre continuamente i costi del lavoro e contemporaneamente anche la copertura dello Stato sociale, beneficiando dei bassi costi dell'energia. La crisi in atto, in termini di elevati costi e di scarsa disponibilità, le darà una potente spallata.

Niente più Scuole pubbliche gratuite, niente più Sanità universale, niente più Sistema pensionistico pubblico. E, naturalmente, c'è chi non aspetta altro per fare finalmente tanti soldi: sempre meno Stato, sempre più Mercato.

Europei, Americanizzatevi!

Crisi energetica: deindustrializzazione e fine dello Stato sociale


(Foto: © Jan Mikš / 123RF)
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