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MES, un vecchio robottino

Meglio lasciarlo in cantina che ricaricarlo per noia

Guido Salerno Aletta
Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa
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In politica è sempre così: una volta che viene istituito un Ente, quale che sia, è difficile sbarazzarsene: soprattutto nel caso del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che è progettato per intervenire in caso di crisi finanziarie. Meglio non chiuderlo, semmai dovesse servire.

Ora che anche la Corte di Karlsruhe ha dato il via libera al Bundestag tedesco, l'Italia rimane l'ultima a non averlo ancora ratificato.

Chi è rimasto per ultimo, in genere chiude la porta dopo aver spento la luce: con il MES, sarebbe il caso di fare così.

L'abbiamo già visto che cosa è il MES, un FMI in miniatura che non è nemmeno una istituzione dell'Unione Europea, ma dei soli Paesi aderenti all'Euro. Già questo fa un po' sorridere, perché ormai i Trattati sono come le matrioske, le bamboline russe di legno che si chiudono ad uovo le une nelle altre.

La verità è che neppure il FMI, e tanto meno il MES, hanno le risorse finanziarie che sarebbero necessarie per intervenire quando dovesse entrare in crisi un Paese grosso come l'Italia.


Il capitale teoricamente utilizzabile dal MES, pari a 704,8 miliardi cui corrisponde una capacità di indebitamento sul mercato per altri 500 miliardi, è virtuale: è stata versata solo la prima quota di 125,3 miliardi a cui l'Italia ha contribuito per 15 miliardi.

Praticamente, e sono anni dopo che è stata chiusa la partita della Grecia, il MES è solo un salvadanaio che gestisce in modo discrezionale i fondi che ha già a disposizione, in attesa di qualche crisi. E' una sorta di estintore, da mettere ancora in piena carica, da usare in caso di incendio.
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