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L'inflazione morde, ma Famiglie ed Imprese investono

Reazioni di vitalità, in un contesto difficile

Le notizie bisogna cercarle, scartabellando tabelle ed indici. Ed anche stavolta è l'Istat che le fornisce, in un documento assai poco frequentato, ma che ha un pregio straordinario, perché mette insieme aspetti diversi e complementari dell'economia: è il "Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, Reddito e Risparmio delle Famiglie e Profitti delle Società" che chiude l'anno scorso.

Prendiamo come dati di riferimento quelli del quarto trimestre del 2022.

Cominciamo ad analizzare il settore delle "Famiglie consumatrici", dove compaiono i dati del Reddito lordo disponibile, il Potere d'acquisto computato in termini reali (prendendo come anno di riferimento il 2015), la propensione al risparmio ed il tasso di investimento.

I numeri sono impietosi, perché si vede chiaramente quanto l'inflazione stia picchiando sulle disponibilità delle famiglie: non è al Reddito lordo disponibile che bisogna guardare, che pure in termini monetari è aumentato (316 miliardi di euro rispetto ai 295 del quarto trimestre del 2021), ma al Potere di acquisto, che tiene conto degli effetti dell'inflazione. Il calo è pesantissimo, perché si è arrivati appena a 269 miliardi di euro, rispetto ai 279 miliardi di un anno prima. In termini reali, il Potere di acquisto delle Famiglie italiane è tornato indietro di ben otto anni: bisogna risalire infatti al 2014 per trovare cifre analoghe a quella dell'ultimo trimestre del 2022.

Il picco superiore del Potere d'acquisto delle famiglie da cui siamo continuamente discesi era stato invece raggiunto nel 2019, giusto alla vigilia del biennio di pandemia, con circa 280 miliardi di euro per trimestre.

C'è un altro dato durissimo: il tasso di risparmio delle Famiglie ha toccato il livello più basso di sempre, con il 5,3% del reddito disponibile.
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