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Incognite Giapponesi

Borsa record e Yen in picchiata ma l'export non tira affatto

A Tokyo il problema non è la moneta scarsa, oppure i tassi di interesse troppo alti, e neppure il debito pubblico gigantesco ed il costoso servizio che ne deriva alimentando la rendita, né c'è un problema di speculazione finanziaria: è un sistema che vive di mercantilismo, che produce per vendere all'estero per arricchirsi, che si confronta con la realtà, con l'economia reale, con la domanda globale.

Ai tempi della Grande Crisi Finanziaria americana, nel 2008, la Cina lo capì subito che non poteva fidarsi solo della domanda internazionali e dell'export: doveva sviluppare il mercato interno. Non fu altrettanto lucida la Germania, che dopo la crisi dell'Eurozona nel biennio 2011-2012 impose una drastica austerità con il Fiscal Compact: l'unico suo obiettivo era salvare l'euro, la moneta "debole" che le aveva consentito di aumentare a dismisura il suo export accumulando un posizione finanziaria netta superiore ai duemila miliardi di euro in vent'anni. Non potendo vendere all'Europa, messa a dieta, si rivolse alla Cina che è diventata così il suo primo partner commerciale, superando gli stessi Usa. Con il gas russo a prezzi di favore, era imbattibile.

Il Giappone è la terza economia del mondo, dopo Stati Uniti e Cina, davanti alla Germania. Ma non ha cambiato indirizzi strategici, dal 2008 in avanti, se non adottando la Abenomics, la rivoluzione monetaria che ha portato a zero il costo degli interessi sul colossale debito pubblico, detenuto per la gran parte dalla Banca del Giappone (BoJ). Il modello, assolutamente non convenzionale, prevedeva il reimpiego all'estero dei saldi commerciali attivi, investendo soprattutto in titoli del Tesoro statunitense: la liquidità in dollari non veniva dunque cambiata in yen facendone salire il tasso di cambio. Da un lato si manteneva la competitività di prezzo delle merci esportate e dall'altra si incassavano i dividendi pagati sui Treasury. Questo sistema è andato avanti senza intoppi fino al 2019.

Il fatto è che, oggi, il Giappone è l'unico Paese del G7 che non ha ancora recuperato la flessione dell'economia dovuta al biennio di pandemia.

Espresso in dollari, il PIL del Canada è stato di 2.140 miliardi nel 2022 rispetto ai 1.744 miliardi del 2019, il PIL della Francia di 2.784 miliardi rispetto ai 2.729 miliardi, quello della Germania di 4.075 miliardi rispetto ai 3.889 miliardi, l'Italia stessa ha recuperato a 2.012 miliardi rispetto ai 2.011 miliardi, la Gran Bretagna è arrivata a 3.071 miliardi rispetto ai 2.859 miliardi e gli Usa a 25.464 miliardi rispetto ai 21.381 miliardi.
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