Facebook Pixel
Milano 17:35
40.081 +0,02%
Nasdaq 20:59
21.742 +0,36%
Dow Jones 20:59
42.511 -0,02%
Londra 17:35
8.801 +0,16%
Francoforte 17:35
24.276 +0,77%

Incognite Giapponesi

Borsa record e Yen in picchiata ma l'export non tira affatto


Il Giappone ha fatto peggio di tutti: mentre nel 2019 il suo PIL era stato di 5.188 miliardi di dollari, nel 2022 è stato 4.234 miliardi e per l'anno in corso è stimato in 4.410 miliardi. La distanza dalla Germania si è andata riducendo violentemente, visto che il PIL di quest'anno è previsto a 4.309 miliardi: appena 101 miliardi di differenza ancora a favore di Tokio, quando erano 1.229 miliardi nel 2019.

Certo, sono valori del PIL espressi in dollari correnti, dove gioca molto l'inflazione, ma in termini reali la situazione non è diversa: la Germania aveva nel 2019 un PIL di 3.242 miliardi di euro, arrivati a 3.261 miliardi nel 2022; il Giappone aveva un PIL di 5.525 miliardi di yen ridottisi a 5.460 miliardi nel 2022.

La BoJ aveva sorpreso tutti a fine dicembre scorso, quando decise di modificare la soglia di tolleranza nell'oscillazione dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni, ampliandola dallo 0,25% allo 0,5% (rispetto al margine precedente, tra il -0,25% e lo 0,25%): si lasciava immaginare che i tassi di interesse a lungo termine sarebbero aumentati ulteriormente. Sembrava l'avvio di un'inversione di tendenza delle politiche estremamente accomodanti decise dal Governatore Haruhiko Kuroda, che si era sempre mosso in piena sintonia con la strategia di Shinzo Abe. Nonostante l'inflazione al livello più alto in quarant'anni, al 3,6% , la politica monetaria rimaneva generosissima, con il tasso sempre negativo del -0,1%.

C'è di vero che questa decisione della BoJ ha mosso il mercato: per un verso, la valuta nipponica ha preso a svalutarsi fortemente su quella statunitense, passando da 128 yen per 1 dollaro di metà gennaio scorso a 142 yen di questi giorni; per l'altro, la Borsa di Tokyo ha messo a segno una performance notevole passando dai 25.700 punti di inizio gennaio ai 33.700 punti di metà giugno.

Da una parte, la debolezza dello yen è derivata dalla delusione per i rendimenti interni troppo bassi, essendo aumentato continuamente il differenziale tra i tassi della Fed e quelli della BoJ; dall'altra, si era formata l'idea di una forte ripresa degli investimenti industriali interni per fronteggiare le diverse sfide strategiche.
Condividi
"
```