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Patto di Stabilità, Anno Zero

Intanto restano le macerie del Fiscal Compact: la riforma dell’art. 81 della Costituzione, l’Output-gap, il Nawru...

Guido Salerno Aletta
Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa
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A Bruxelles è ancora buio pesto: a poche settimane dalla scadenza del termine per la presentazione della NADEF, la Nota di Aggiornamento del DEF, non si conoscono ancora le regole del nuovo Patto di Stabilità, dopo la sospensione del Fiscal Compact e la sua definitiva messa in disarmo.

Si rientra nell'alveo dei Trattati europei, mettendo fine alla avventura iniziata nel 2012 con la disciplina speciale, dettata da un apposito Trattato internazionale, che prevedeva come obiettivi a medio termine il pareggio strutturale dei bilanci pubblici e l'abbattimento del debito eccedente il rapporto del 60% sul Pil al ritmo di 1/20 l'anno.

Si ritorna comunque ai due criteri fondamentali che sono stati elaborati fin dal Trattato di Maastricht, il limite del 3% al deficit e la riduzione tendenziale del rapporto debito/Pil eccedente il 60%, ma all'interno di una architettura più articolata che tenga conto su base pluriennale di fattori sia soggettivi che oggettivi: da una parte sarebbero tenuti maggiormente sotto freno i bilanci degli Stati maggiormente indebitati, e dall'altra potrebbero essere favorite alcune tipologie di investimento pubblico, ad esempio nel settore della transizione ambientale, della digitalizzazione e della difesa, che sarebbero scorporati dal calcolo del deficit.


Ci sono in corso dibattiti politici assai complessi, vista la grande eterogeneità delle situazioni contingenti: dopo la sospensione del Fiscal Compact per via delle condizioni macroeconomiche avverse, a partire dal 2020 per via della emergenza sanitaria e poi dal 2022 a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina, i conti pubblici della gran parte dei Paesi europei si sono gonfiati di nuovo debito.

Nel primo biennio, il 2020-2021, sono aumentate a dismisura le spese pubbliche finanziate in disavanzo per sostenere le famiglie e le imprese a fronteggiare la crisi economica derivante dalla pandemia; nel secondo biennio, il 2022-2023, sono aumentate in modo consistente quelle volte a sostenere i bilanci delle famiglie e delle imprese che si trovavano a fronteggiare un aumento enorme dei prezzi dei prodotti energetici, di quelli al consumo ed alla produzione.
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