Facebook Pixel
Milano 3-mag
0 0,00%
Nasdaq 3-mag
17.890,79 +1,99%
Dow Jones 3-mag
38.675,68 +1,18%
Londra 3-mag
8.213,49 +0,51%
Francoforte 3-mag
18.001,6 +0,59%

USA, l’economia consolida i segnali positivi e vede un boom nel 2015

Economia
USA, l’economia consolida i segnali positivi e vede un boom nel 2015
(Teleborsa) - L'economia americana, rispetto a sei mesi fa, sembra maggiormente in grado di sopportare il colpo dato da un dollaro più forte e dalla debolezza evidenziata dai mercati azionari globali espressa la settimana scorsa.

Le vendite all'estero, hanno rappresentato l’anno scorso circa il 46% dei ricavi per le aziende dello indice Standard & Poor 500, legandoli di fatto ad un aumento del dollaro. Per contro, le esportazioni degli Stati Uniti, in linea generale, compongono solo il 13,5% per cento dell'economia americana.

"L'economia statunitense è meno aperta rispetto alla base di redditività dell’indice S&P 500", ha detto Jan Hatzius, capo economista di Goldman Sachs Group Inc. a New York. "Ci sono buone ragioni per pensare che la crescita economica continuerà ad essere persistente, anche nei momenti di debolezza dei mercati".

Hatzius vede gli Stati Uniti in grado di esprimere un’espansione del PIL prossima al 3,2%, per il prossimo anno, superando il tasso medio annuo del 2,2% post-recessione, espressa dal giugno 2009.

Le prospettive più luminose hanno contribuito ad attenuare la tensione alla riunione dell’FMI, tenutasi nel weekend a Washington, dove erano palpabili le forti preoccupazioni per l'economia europea.

"L'economia statunitense ha finalmente cambiato marcia", ha detto Karen Dynan, assistente del segretario per la politica economica presso il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, in una conferenza organizzata dall’International Finance Institute. "C'è una 'di dinamica di fondo piuttosto effervescente, segno evidente che l’economia è in pieno movimento".

Questo è un sollievo per gli Stati Uniti, che vedono con preoccupazione la debolezza dell’economia europea, sull'orlo di una terza recessione dal 2008, la crisi immobiliare cinese e il forte aumento delle imposte che tanto ha fatto male al Giappone.
Condividi
```