(Teleborsa) - Non si arresta la corsa delle quotazioni del petrolio, con il
Brent che si porta ai massimi di 4 anni.
A dare linfa all'oro nero i t
imori per un eccessivo calo delle forniture dopo che
l'OPEC ha deciso di non aumentare, per il momento, la produzione.
In particolare si teme che il
ripristino delle sanzioni all'Iran da parte degli Stati Uniti per il mancato rispetto degli accordi sul nucleare possa ridurre l'offerta di greggio di circa 1 milione di barili al giorno.
Nelle scorse settimane il Presidente USA Donald Trump aveva chiesto al Cartello di intervenire sull'output, ma
i Paesi OPEC - Arabia Saudita in testa - e la Russia, riunitisi in Algeria ieri, 23 settembre, proprio per discutere sul caso Iran e sui livelli di fornitura globali,
hanno deciso di temporeggiare. Il meeting si è infatti concluso senza accordi formali.
"Noi proteggiamo i Paesi del Medio Oriente, non sarebbero al sicuro a lungo senza di noi, eppure continuano a spingere i prezzi del petrolio sempre più in alto! Ce ne ricorderemo. Il monopolista OPEC deve abbassate i prezzi adesso" aveva scritto Trump via
Twitter la scorsa settimana.
In questo momento il
Brent avanza di 2,24 dollari al barile a 81,04 dollari al barile, valore al top degli ultimi 4 anni, mentre il
WTI (West Texas Intermediate) avanza di 1,5 dollari a 72,30 dollari al barile.