(Teleborsa) - A
Londra il cerchio si stringe. E
Bruxelles sta a guardare, ovviamente con molto interesse. Nella serata di ieri, infatti, la
Camera dei Comuni britannica ha respinto per la s
econda volta l’intesa siglata dalla
May con
Bruxelles e che, lunedì, aveva limato fino a tarda notte.
242 i deputati a favore,
391 i contrari: lo scarto è stato inferiore a quello del primo tentativo andato a vuoto lo scorso gennaio, ma pur sempre una debacle per la Signora di
Downing Street che appare sempre più all'angolo. Dopo il voto, la
Premier ha preso la
parola con
l’ultimo filo di voce rimasto,
flebile e
sottile proprio come la
speranza di uscire dalle
sabbie mobili, quando mancano ormai meno di due settimane alla data ufficiale de
l Leave, fissata al
29 marzo. VERSO HARD BREXIT? – La strada, insomma, che porta al divorzio tra
Londra e Bruxelles, si fa dura per davvero. E la
Brexit pure.
Oggi, mercoledì 13 marzo, un'altra
giornata di voto. Tra pochi minuti, infatti, i deputati si esprimeranno sull'ipotesi di un
divorzio senza accordo, il
temutissimo No deal che non piace a nessuno.
Domani, invece, giovedì
14 marzo, si esprimeranno sulla possibilità di chiedere una
proroga alla
scadenza del
29 marzo per l’uscita dall’Unione europea, un
rinvio che per molti potrebbe preludere a un
nuovo referendum. IL GOVERNO AZZERA I DAZI - Intanto Londra corre ai ripari e
prepara un piano d'emergenza per difendere il made in England sia nel caso in cui il Parlamento britannico si esprimerà a favore del "no deal" sia in quello in cui il "no deal" dovesse essere respinto dai Comuni ma Londra dovesse comunque uscire dall'Unione Europa senza accordo dopo il termine del
29 marzo. I dazi sull'87% delle importazioni britanniche saranno azzerati nell'ambito di un piano temporaneo da applicare in caso di
no-deal, per evitare uno
shock dei prezzi da 9 miliardi di sterline per le imprese e i consumatori. Lo ha annunciato il Governo.
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