(Teleborsa) -
Disco verde all'accordo con la
Cina, in vista dell'imminente arrivo in Italia del
Presidente Xi Jinping, con la
benedizione del
Quirinale. Il Premier
Giuseppe Conte, i due Vicepremier
Salvini (tra i più dubbiosi rispetto all'operazione) e
Di Maio con Enzo
Moavero e diversi ministri, alla fine superano le divergenze e sdoganano il dossier
"Via della Seta" nei saloni del Colle sotto la
scrupolosa supervisione del Presidente Sergio
Mattarella che ha seguito con
attenzione e
in profondità il nodo
dell'accordo quadro con la
Cina che, giorni scorsi, ha fatto storcere il
naso agli Stati Uniti, sollevando anche qualche
preoccupazione dalle
parti di
Bruxelles. Conte però assicura: "Operiamo per un futuro di
crescita e sviluppo e il
memorandum con la Cina offre preziose opportunità per le nostre imprese", aveva anticipato il Presidente del Consiglio
Conte in una intervista al
Corriere della Sera, proprio in riferimento all'intesa con
Pechino, al centro del dibattito nelle scorse ore che aveva fatto storcere il naso agli
Usa e allarmato dalle parti
di Bruxelles."Il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina,
imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso", spiega ancora, difendendo dunque con forza
ragioni e obiettivi dell'intesa. Rispediti al mittente anche i timori del
Vicepremier Salvini che sull'argomento aveva mostrato nelle scorse ore più di qualche perplessità:
"Nessun rischio di colonizzazione, sottolinea ancora Conte.
"Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all'interno del Governo: la tutela della sicurezza nazionale, anche sul piano economico, è un valore fondamentale che intendiamo rafforzare".
LA PREOCCUPAZIONE DEGLI USA - Nel frattempo, nella serata di ieri è arrivato
l'ennesimo warning del Dipartimento di Stato Usa: anche l'Italia valut
i "rigorosamente" i rischi di fornitori soggetti a governi stranieri prima di prendere qualsiasi decisione su infrastrutture critiche come la
rete 5G. Una posizione condivisa sia dal Quirinale che da Palazzo Chigi che, proprio per questo, spazza il campo da qualsiasi dubbio e anzi si affretta a sottolineare che il memorandum d'intesa con la Cina è molto meno pregnante di tanti altri siglati bilateralmente da altri Paesi europei - sono già 13 i Paesi Ue che lo hanno siglato - e che le regole d'ingaggio italiane riguardo agli accordi con Pechino sono
"molto più severe e stringenti del documento dell'Unione europea". Ma soprattutto che il problema del
5g non c'entra nulla con questo memorandum ed è - si rassicura l'alleato americano - un tema
sensibilissimo anche per l'Italia. A gettare acqua sul fuoco, ci pensa anche una dichiarazione da Bruxelles dove si precisa che
"gli stati membri non possono negoziare accordi in contraddizione con la legislazione europea".
(Foto: Per gentile concessione della Presidenza della Repubblica)