(Teleborsa) - A
Gedda, in Arabia Saudita, è andato in scena il
meeting allargato dei maggiori
esportatori di petrolio che comprende
Russia ed altri paesi non OPEC, in vista del vertice di giugno a Vienna. Al centro della 14ª riunione del Comitato congiunto di monitoraggio ministeriale dell’
OPEC+ un riesame dell’impatto sul mercato e dei
livelli di produzione che si trovano in una situazione delicata alla luce delle
tensioni in Medio Oriente, del blocco dell’export iraniano per le sanzioni decise da Donald Trump, del conflitto in Libia, della
situazione del Venezuela e dei rischi legati alla
guerra dei dazi.
Nonostante il
pressing del presidente Trump per un aumento della produzione di greggio, l’orientamento emerso è quello di lasciare
inalterati i tagli alla produzione. Si punta, infatti, a continuare a
monitorare la situazione del mercato fino a giugno prima di prendere in considerazione una decisione diversa.
Per evitare le tensioni con gli Usa (nelle ultime settimane Trump è tornato a premere sull'OPEC) il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita,
Khalid al-Falih, ha assicurato che
l’OPEC è pronto a intervenire se necessario per soddisfare la domanda petrolifera, anche se - in base ai livelli di scorte Usa -
al momento non emerge che vi sia una carenza di greggio. Senza ulteriori scossoni la decisione sulle quote verrà presa al vertice di giugno dopo un attento monitoraggio del mercato e dei livelli delle scorte.
Tuttavia,
appare inevitabile che la questione del
blocco dell’export iraniano per le sanzioni decise dall'amministrazione statunitense imponga
un riesame dell’impatto sul mercato e dei livelli di produzione, anche alla luce delle
tensioni geopolitiche internazionali.
Ad annunciare che è ancora
troppo presto per proposte concrete da parte del comitato di monitoraggio ministeriale è stato il ministro russo dell'energia,
Alexander Novak. "Il nostro compito – ha detto - è valutare l'attuazione dell'accordo negli ultimi quattro mesi, nonché
discutere la situazione sul mercato per produrre, tra le altre cose,
proposte per la nostra riunione ministeriale di
giugno".
In ogni caso, Novak ha dichiarato che
diverse opzioni sono sul tavolo, incluso un
aumento della produzione nella seconda metà dell'anno. E ha riferito di aver discusso della situazione del mercato con il suo omologo saudita, Khalid al-Falih, e che le due parti si sono impegnate a
coordinare la produzione.
L’OPEC, la Russia e altri produttori non-OPEC (nell'alleanza nota come
OPEC+) hanno accettato di
ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno dal primo gennaio
per sei mesi. L’intesa mira a fermare le scorte. I delegati, inoltre, hanno fatto sapere che ad aprile sono stati
implementati circa il 150% dei tagli concordati, di più rispetto al 139% raggiunto a marzo.
Scondo l’
AIE, l’Agenzia internazionale per l’energia, la
domanda globale di petrolio
aumenterà meno del previsto quest’anno, soprattutto a causa del rallentamento delle economie asiatiche. Per quest’anno le stime della domanda sono state tagliate di 90.000 barili al giorno a 1,3 milioni, ma con lo stop all’export iraniano per le sanzioni non dovrebbero verificarsi squilibri tra domanda e offerta e quindi pressioni al ribasso sulle quotazioni del greggio.
Sulle maggiori piazze internazionali il petrolio reagisce positivamente questa mattina, con il
Brent che viene scambiato a
72,66 dollari al barile in rialzo dello 0,64% ed il
Light crude che registra un medesimo incremento percentuale con scambi a
63,15 dollari/barile.