(Teleborsa) - Lancio inusuale di una
navicella Soyuz, decollata alle 5:38 del 22 agosto dal cosmodromo di
Baikonur in Kazakistan senza uomini a bordo, ma con il
robot umanoide Skybot-F850 ovvero Fedor, acronimo inglese di Final Experimental Demonstration Object Research, e il telescopio italiano
Mini-EUSO.
La
Soyuz M-14 viaggia verso la
Stazione spaziale internazionale e la sua missione rientra nel
volo di prova per certificare il razzo vettore
Soyuz 2.1a. Il robot resterà nello spazio per
17 giorni.
Gioiello della ricerca italiana, il
telescopio Mini-EUSO studierà fenomeni legati all
'emissione di luce ultravioletta dalla Terra. E’ stato sviluppato nell'ambito di una collaborazione internazionale guidata dall
'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e dall'istituto di ricerca giapponese
RIKEN e la sua missione è frutto di una
cooperazione tra l'Agenzia spaziale italiana e quella russa, Roscosmos.
"Mini-EUSO è il frutto di un'ampia collaborazione internazionale di ricercatori che hanno dapprima sviluppato le nuove tecniche di rivelazione nell'ambito del programma JEM-EUSO e poi hanno costruito un apparato con tempi e costi estremamente contenuti per un progetto spaziale di questa complessità", ha raccontato il professor
Marco Casolino della sezione Infn dell'Università di Tor Vergata, che coordina il progetto.
"Questo telescopio - ha proseguito - che è stato integrato nei laboratori della Sezione Infn e del Dipartimento di Fisica di Roma Tor Vergata, contiene anche una serie di rivelatori di nuova generazione come i Silicon-Photomultipliers, con l'obiettivo di studiarne il comportamento e la loro capacità di resistere all'ambiente spaziale. La tecnologia sviluppata nell'ambito di questo esperimento sarà utilizzata in future missioni spaziali e su palloni stratosferici, come il progetto NASA SPB-2, il cui lancio è previsto dalla Nuova Zelanda per il 2022".
Il Mini-EUSO verrà
collocato nella Iss davanti alla finestra non schermata dai raggi UV del
modulo russo "Zvezda" e sarà puntato verso la Terra per catturare
400 mila immagini al secondo che consentiranno, grazie alle sue lenti di elevatissima sensibilità, di registrare le emissioni ultraviolette, ottenere per la prima volta una
mappa notturna delle emissioni notturne nella banda dell'ultravioletto della Terra e osservare la
bioluminescenza prodotta dal plancton.