(Teleborsa) - Tra le
aziende del settore moda, sono quelle
quotate Borsa e con la quota di maggioranza in capo a una famiglia a garantire le migliori performance in termini di
reddittività ed esportazione. Lo dice il Rapporto realizzato dall'Area Studi di Mediobanca sul settore moda italiano che ha chiuso il 2018 facendo registrare un giro d'affari totale d
i 71,7 miliardi di euro, in aumento del 3,4% sul 2017 e del
22,5% sul 2014. Un
trend di crescita che ha fatto segnare
un'impennata nel 2015 (+9,4%) per poi rallentare negli anni successivi ma senza mai scendere al di sotto del +3,4% annuo. Sorride, in particolare, l
'ultimo quinquennio quando il settore moda ha viaggiato a una velocità quasi
doppia dell'economia italiana, aumentando il proprio impatto sul Pil (salito all'1,2% del totale nel 2018 rispetto all'1,1% registrato nel 2014). Tra i comparti spicca
l'abbigliamento, che da solo determina il 42,6% dei ricavi aggregati, seguito dalla pelletteria (23,1%) e dall'occhialeria (15,6%).
Nel 2018, sottolinea ancora Mediobanca, "i
46 grandi gruppi europei hanno fatturato 251,5 miliardi (+33,6% sul 2014 e +6,3% sul 2017).
L'Italia con le sue big 14 è il paese più rappresentato a livello numerico, ma è la
Francia, con una quota del 34,6% del fatturato aggregato, ad aggiudicarsi il primato per giro d'affari, seguita da Germania (12,2%), Spagna e Regno Unito (entrambi 11,3%)". In calo il peso dell'Italia (8,3%) "a causa principalmente della fusione tra Luxottica e Essilor che ha dato vita alla holding EssilorLuxottica con base a Parigi".
Al primo posto per dimensioni tra i colossi europei "
c'è sempre Lvmh (46,8 miliardi). Molto distanti Inditex che controlla Zara, (26,1 miliardi), la tedesca Adidas (21,9 miliardi), la svedese H&M (20,5 miliardi) e proprio EssilorLuxottica (16,2 miliardi). Prima tra gli italiani
Prada (3,1 miliardi), al 14esimo posto in classifica".
In base ai dati di Prometeia al
2021, evidenzia l'Area studi di Piazzetta Cuccia, "il giro d'affari della moda italiana
continuerà a crescere fino a raggiungere quota 80 miliardi (+8% in due anni: due volte il ritmo di sviluppo atteso dei comparti di riferimento).
Più crescita ma anche più margini: nel 2021 l'ebit margin sarà superiore di quasi sei punti alla media dei settori benchmark".
A determinarla "concorrono indubbiamente la visibilità e la reputazione online. I 5
59 brand delle 173 aziende considerate vengono cercati su internet circa 300 milioni di volte al mese, con 57 brand che superano il milione di ricerche ciascuno. Numeri che si riflettono nella crescita della domanda, che si stima aumenterà di
1,7 miliardi in due anni".Attualmente i paesi in cui il fashion italiano "
è più cercato online sono Germania e Stati Uniti, seguiti da Cina e Russia. Enorme, ma ancora parzialmente inespresso, il potenziale dei marchi italiani in paesi come
Australia, Brasile, India, Polonia, Canada e Messico, dove il volume di export è
inferiore rispetto alla popolarità dei brand".