(Teleborsa) - I prezzi del petrolio frenano la corsa della vigilia innescata dalla
decisione presa dai Paesi dell'OPEC+ di tagliare la produzione di greggio, con l'obiettivo di stabilizzare il mercato e far risalire le quotazioni petrolifere che ora scontano una possibile recessione dell'economia mondiale.
Il cartello di produttori di oro nero ha accettato di
ridurre la produzione di circa 100mila barili al giorno a partire dal 1° ottobre. La decisione è stata presa su impulso dell'Arabia Saudita, che ha recentemente sostenuto la necessità di far fronte ad un calo eccessivo dei prezzi, con l'assenso degli alleati, fa cui la Russia.
Al momento, il
Crude oil statunitense scambia a 87,5 dollari, in calo dell'1,41%, mentre il
Brent perde il 2,03% a 93,8 dollari.
Sembra dunque svanire l'effetto della decisione dell'OPEC+ che secondo gli analisti di Oanda, "è stata più simbolica che fondamentalmente significativa" in quanto "non cambia realmente le dinamiche del mercato" ma farà sì che gli operatori "ci pensino due volte prima di far scendere i prezzi come hanno fatto di recente".
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