(Teleborsa) - Un accordo per la pace subito o tasse, tariffe e sanzioni. Questo l'ultimatum lanciato via Truth dal
neopresidente Usa Donald Trump a
Vladimir Putin. "Non cerco di fare male alla Russia, mi piace il popolo russo e ho sempre avuto una relazione molto buona con il presidente Putin. Non dobbiamo dimenticarci che la Russia ci ha aiutato a vincere la Seconda guerra mondiale, perdendo quasi 60 milioni di vite – ha scritto Trump –. Detto questo farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grande favore. Negozia ora e ferma questa ridicola guerra! Non farà che peggiorare".
"Patteggia ora e metti fine a questa ridicola guerra – ha aggiunto ancora
Trump rivolgendosi a Putin –. Se non ci sarà un accordo a breve non avrò altra scelta se non imporre nuove tasse, dazi e sanzioni su tutto quello venduto dalla Russia e vari altri Paesi partecipanti negli Stati Uniti. Facciamola finita con questa guerra, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente. Lo possiamo fare in modo semplice o in modo difficile. È il momento di fare un accordo, non dovrebbero essere perse altre vite. Possiamo farlo in modo facile o in modo difficile, e il modo facile è sempre meglio".
Un avvertimento anche a Iran e Corea del Nord, che forniscono apertamente assistenza militare a Mosca. E forse, sullo sfondo di un negoziato più ampio, anche alla
Cina, il cui supporto all'economia di guerra russa è di vitale importanza.
Per ora il
Cremlino mantiene la sua apertura e si prepara ad una telefonata tra i due leader, ma attende di sentire "qualcosa di più chiaro e concreto da Washington".
Trump, che
aveva promesso di risolvere il conflitto in 24 ore, vuole mantenere la promessa di un accordo almeno nei suoi primi 100 giorni, ossia entro aprile. E per mantenere la pressione ha già detto che è pronto anche ad aumentare la fornitura di armi a Kiev. Dalle anticipazioni, il suo piano iniziale prevede il
temporaneo congelamento del fronte, senza riconoscimento dei territori occupati dai russi e con forze di pace lungo il confine inviate dai Paesi europei, cui ha chiesto di aumentare sino al 5% le spese militari del Pil nell'ambito del quadro Nato.
Ma da Davos
Volodymyr Zelensky ha ammonito che qualsiasi forza di peacekeeping in Ucraina deve includere gli Stati Uniti e ha sollecitato l'Europa a darsi una mossa se non vuole rischiare di restare fuori dai negoziati per la pace. Il nodo più grosso comunque resta sempre quello della garanzie di sicurezza a Kiev e del suo futuro ingresso nella Nato.