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Schuldensozialismus

La complicata via europea alla mutualizzazione.

Come sarà il mondo a partire da lunedì? A parte i Btp, che si muoveranno tenendo conto delle decisioni del vertice, azioni, bond e valute dovranno rimettersi a fare i conti con un’economia che ormai sappiamo essersi fermata in aprile, ripresa in maggio e di nuovo fermata in giugno. La crescita è bassa ovunque e la produzione industriale ha cominciato ad assumere un modesto segno negativo anche in alcune aree lontane dal Mediterraneo.

L’atteggiamento dei mercati è molto interessante. Non c’è ombra di ottimismo, il futuro appare a tutti grigio, difficile e opaco, ma d’altra parte non c’è il minimo segnale di panico. Non si spera più molto dalle banche centrali ed è come se ci si cominciasse ad abituare a una vita stentata e triste. Chi è sul rischio è rassegnato e si è evidentemente posizionato in modo da poter sopravvivere anche in condizioni più dure delle attuali.

A chi ne guardasse solo il grafico, l’euro sembrerebbe una valuta in una normalissima fase ciclica bassa e non la bomba a orologeria di cui tanto si parla. La sua stabilità è dovuta a una buona sorveglianza delle banche centrali, al fatto che la posizione dell’Europa verso l’esterno è addirittura migliorata negli ultimi mesi e alla difficoltà da parte delle banche centrali asiatiche di trovare altre valute di riserva con cui sostituirlo.

Wall Street, che per settimane non ha parlato d’altro che di crisi europea, di fiscal cliff sempre più vicino e di rallentamento americano, ha tenuto benissimo, se si considera che ancora tre mesi fa pensava di essere entrata in una fase di crescita stabilmente forte e in accelerazione. I prossimi utili trimestrali, i primi dal 2009 previsti in calo, sono già almeno in parte metabolizzati. E’ evidente che il fascino calante dell’oro, delle materie prime e di titoli del Tesoro a tassi punitivi a perdita d’occhio rendono il rapporto tra rischio e rendimento delle azioni relativamente interessante.
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