L’
obbligazione olandese del 1517 viene emessa con un tasso di poco inferiore al 20 per cento. L’inflazione europea è cresciuta progressivamente negli ultimi cento anni. La produzione d’argento nelle miniere dell’Europa centrale è quintuplicata e la popolazione, dopo la peste del Trecento, è cresciuta velocemente, facendo salire la domanda di derrate agricole. I prezzi (e i tassi obbligazionari) si mantengono tra il 5 e il 15 per cento per tutto il Cinquecento anche per effetto dell’oro e dell’argento che arrivano dal Nuovo Mondo. La guerra dei Trent’Anni e la peste del Seicento spopoleranno di nuovo l’Europa e porranno termine a due secoli d’inflazione.
I decennali olandesi si mantengono tra il 3 e il 6 per cento dalla metà del Seicento fino agli anni Settanta del Novecento, quando toccano di nuovo il 10 per cento. Oggi rendono l’1.88 e sono ai minimi della loro storia.
Il bull market obbligazionario olandese sta per compiere mezzo millennio.
Il grafico dei decennali olandesi è contenuto in uno studio di Deutsche Bank,
"A Journey into the Unknown", che suggeriamo a tutti di leggere con calma e attenzione. È una miniera di dati sulle performance delle varie classi di asset. A differenza di molte (pur pregevoli) pubblicazioni analoghe che si limitano al Novecento, cerca di spingersi indietro nel tempo il più possibile, anche se non arriva ai Sumeri come la classica
"A History of Interest Rates di Homer".
L’
Olanda è il paese per il quale si dispone della più lunga serie storica praticamente completa. Per i decennali inglesi si può risalire solo fino al 1690 e per quelli americani si deve partire dal 1790. La storia, in ogni caso, è sempre la stessa. Dai tempi della Rivoluzione Gloriosa inglese o da quelli di George Washington alla Casa Bianca i tassi obbligazionari non sono mai stati così bassi, mentre le dimensioni del bilancio delle banche centrali rispetto al PIL non sono mai state così grandi.
Le conclusioni dello studio di Deutsche Bank non sono molto incoraggianti.
Dopo avere accumulato trilionate di debito negli ultimi 40 anni, o si ristruttura tutto e si riparte o si attraversa una lunga stagione di repressione finanziaria in cui si accetta, come obbligazionisti, di ricevere tassi inferiori all’inflazione. Siamo, come si vede, su una linea di pensiero ormai consolidata, quella di Rogoff e Reinhart. Per salvarsi, conclude lo studio di Deutsche Bank, bisognerà cercare di accumulare beni reali (azioni, immobili, materie prime) approfittando di qualsiasi fase di debolezza.
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