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Montagne e topolini

Speranze e paure destinate a sgonfiarsi


Terza guerra mondiale. Come mai i mercati accolgono con uno sbadiglio le dichiarazioni quotidiane di Trump sulla necessità di prepararsi a una guerra con la Corea del Nord e quelle del senatore Corker, che fu a un passo dal diventare segretario di stato, che sostiene che la politica di Trump ci sta portando verso la terza guerra mondiale? È molto diffusa la convinzione che la montagna di retorica serva solo a spaventare Kim, che in effetti da qualche tempo sembra essersi preso una pausa. Si sa che sono aperti canali di comunicazione tra Washington e Pyongyang e che la retorica aggressiva potrebbe essere davvero un semplice fuoco di copertura delle trattative. Resta, come dato di fatto, che la montagna di dichiarazioni bellicose sta producendo un'accelerazione nel rialzo forte e sicuro dei titoli della difesa. Che ci sia guerra o pace armata, il bull market del settore è secolare.

Alessandro VI BorgiaCina. A cinque giorni dall'apertura del XIX congresso del partito, tutto è come deve essere, ovvero perfettamente in ordine. Il Pil, al 6.7 per cento, supera di due decimali, cioè del giusto, l'obiettivo di piano del 6.5. Il renminbi è tornato in buona salute, i capitali non fuggono più e le riserve valutarie hanno ripreso a crescere (tutto senza esagerare, per non danneggiare le fiorenti esportazioni). La borsa di Shanghai, dopo le tempeste del 2015, è tornata composta e in costante moderato rialzo. Xi Jinping controlla con mano ferma il partito e il paese e non si vede nessuna fronda in grado di preoccuparlo.

E tuttavia la montagna di attese degli anni scorsi su un nuovo corso riformatore nell'economia deve lasciare il campo a una realtà ormai consolidata che appare più contrastata. Da una parte è vero che la Cina intende seriamente, sia pure con i suoi tempi, riorientarsi verso i consumi interni, limitare la sovrapproduzione nell'industria pesante e orientarsi aggressivamente verso le nuove tecnologie, nelle quali vuole essere davanti all'America entro il 2030. Ed è anche vero che il mercato è una voce ascoltata nella determinazione del cambio e dei tassi.

È però altrettanto vero che di privatizzazioni non si parla più. La politica non vuole assolutamente perdere il suo posto di comando. Accetta che le imprese pubbliche si confrontino con il mercato, ma intende mantenerne il controllo. Quanto alle grandi imprese private, la loro fedeltà politica deve essere totale, tanto da essere proclamata nella statuto aziendale. Una volta fedeli, possono fare tutti i soldi che vogliono. Per quanto poi riguarda il grande problema del debito, la Cina continua a dimostrare una grande capacità tecnica nel gestirlo, ma non ha intenzione di ridurlo, semmai di moderarne la crescita limitando le attività di shadow banking.

Dove la Cina sta conseguendo grandi successi è nella sua penetrazione capillare nel tessuto economico dell'Asia, dell'Africa e ora anche dell'Europa. Il grandioso progetto One Belt, One Road, con il quale la Cina si lega a tre continenti, è il frutto di un pensiero strategico potente. A ogni paese la Cina porta in dono una centrale nucleare, un porto, una linea ferroviaria, un parco industriale e ne ha in cambio uno sbocco per i suoi prodotti e, spesso, una base militare.

Dopo il congresso la crescita cinese rallenterà leggermente e il renminbi smetterà di rafforzarsi, ma nei prossimi 6-12 mesi la Cina, e con lei tutta l'Asia, continueranno a godere di ottimi livelli di crescita nella stabilità.
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