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Brexit

La realtà smentisce tutte le previsioni


Provate però un po' di delusione scorrendo le stime della crescita, che è stata sempre buona, ma meno di quello che ci si aspettava due anni fa. Il Fondo Monetario ritiene che il potenziale per il Regno Unito sarà nei prossimi anni dell'1.5. È lo stesso livello dell'eurozona, segno che la convergenza si è ormai realizzata e che da qui in avanti si procederà tutti insieme.

Del fatto che il Regno Unito, avendo evitato Brexit, sia in pace con sé stesso, traete conferma anche dall'indebolimento delle tendenze separatiste in Scozia e Irlanda del Nord, scese al 40 per cento dei consensi in Scozia e al minimo storico del 21 nell'Ulster. Ma ancora più interessante è che il Regno Unito sia oggi l'unico paese europeo privo di forze politiche antisistema e in cui, con la scomparsa di Ukip e il maggioritario a un turno, ci sia ancora un bipartitismo praticamente perfetto. Liberi di esprimersi per via referendaria sulle questioni che stanno loro a cuore, gli inglesi non hanno bisogno di scaricare la loro frustrazione verso le elites votando partiti e movimenti radicali.

Con tutte queste buone notizie è evidentemente grande il vostro stupore quando venite a sapere che il referendum è stato vinto dai Leave, quelli che dovevano fare crollare borsa e PIL, mettere in moto la disgregazione finale del regno e ritirarsi in una Little England dominata da Ukip. Così non è stato, ma nemmeno si sono visti, per ora, i benefici immediati che i Leave avevano promesso ai loro sostenitori.

Brexit ha sempre avuto due anime ideologiche, la prima sovranista e la seconda globalista. Sovranista è stato il voto popolare, irritato soggettivamente contro l'immigrazione e oggettivamente contro la globalizzazione. È un'anima che è sempre stata presente nella storia britannica, basti pensare ai Little Englanders che a metà Ottocento si opponevano all'allargamento dell'impero, considerato costoso e inutile. Globaliste, nel mondo Leave, sono invece state le elites, sedotte dall'idea della Gran Bretagna potenza oceanica, che non deve perdere tempo con un'Europa stagnante e oppressiva e deve invece lanciarsi verso il mondo che cresce, la Cina, l'America e gli emergenti. Come ai tempi dei Tudor, quando Enrico VIII ed Elisabetta fecero la prima Brexit, rompendo con la Chiesa di Roma e con l'Impero e proiettandosi con i loro velieri corsari e regolari nei nuovi mondi.
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