Abbiamo dunque, ricapitolando, una
Fed molto convinta del permanere di un buon livello di crescita per il 2019 e al tempo stesso rassicurata sul fatto che l'inflazione, nell'orizzonte prevedibile, non sarà un problema. È uno scenario da Goldilocks, che in altri tempi sarebbe piaciuto molto ai mercati e che oggi invece li rende inquieti e cupi. Perché?
La prima ragione è che il mondo non si riduce all'America.
Su Europa e Cina ci sono molti punti di domanda. Per cominciare a eliminarli occorre che sia raggiunto un accordo sul commercio tra Washington e Pechino, che si trovi una via di uscita non traumatica per la Brexit e che l'Europa dia qualche segnale di riaccelerazione delle sue economie rattrappite. Sono i tre temi, questi, che da soli basteranno a tenere i mercati sotto pressione nei primi mesi del 2019.
La seconda ragione è che negli anni passati si era raggiunta Goldilocks dal basso (cioè da una crescita dell'1 per cento), oggi la si raggiunge dall'alto (cioè dal 3). Questo induce molti a pensare che il 2 di Goldilocks sia solo una tappa temporanea nel cammino verso l'1 e lo zero. È un modo di pensare un po' nevrotico, ma resterà diffuso finché non ci sarà evidenza del contrario.
La terza ragione è che è possibile che gli utili delle società siano l'anno prossimo, almeno per qualche mese, più bassi, sia pure di poco, rispetto a quelli straordinari del 2018. Niente di che, ma abbastanza da essere enfatizzato in un clima teso e nervoso.
La quarta, che è forse decisiva, è che
le borse sono viste dalle banche centrali come strumenti di politica monetaria. Vengono incoraggiate a salire quando si vuole spingere l'economia, vengono abbandonate o addirittura spinte a scendere quando, come oggi, la si vuole frenare.
Come si vede il senso di questa Consolatio non è quello di fare intravvedere imminenti recuperi dei mercati (che difficilmente ci saranno nei primi mesi del 2019) ma di
proiettare il bear market in corso su uno sfondo che non è nero ma grigio chiaro.