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L'inferno vuoto

Bond e tecnologia in purgatorio, nessuna condanna definitiva

L'inferno esiste, ma è vuoto. Il grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar negò fino all'ultimo di avere espresso questa idea eterodossa, che pure gli venne spesso attribuita. Ma non rifiutò mai e anzi rivendicò l'idea che è perfettamente legittimo sperare che tutti, alla fine, vengano salvati.

La questione della salvezza universale percorre il cristianesimo fin dalle sue origini. Da una parte Agostino è chiarissimo sull'eternità delle fiamme dell'inferno, mentre il concilio di Costantinopoli condanna come eretico chi afferma il contrario. Dall'altra Origene riprende il concetto stoico dell'apocatastasi, la reintegrazione nello stato originario di tutte le cose, per sostenere che, alla fine dei tempi, tutti torneranno nello stato di grazia, un'idea di nuovo prevalente nella teologia della speranza dei nostri tempi.


Quanti si salveranno è anche il tema oggi più dibattuto nel profanissimo mondo dei mercati. Da una parte c'è chi emette sentenze di condanna alle fiamme per il tasso fisso e per la tecnologia, dall'altra ci sono i teorici della salvezza universale per tutti gli asset finanziari e reali in un contesto strutturale di politiche superespansive (che spingono verso l'alto economie e borse) e di repressione finanziaria (che mantiene fermi i tassi, e quindi i bond, anche se sale l'inflazione).
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