In pratica,
da qui in avanti avrà senso, nella gran parte dei portafogli,
alleggerire (senza azzerare) la presenza di bond lunghi governativi a tasso fisso e di tecnologia, sovrappesando invece crediti, obbligazioni bancarie e settori ciclici nell'azionario. Dall'altra parte, tuttavia, chi si trovasse oggi con un portafoglio di cash e ciclici, potrebbe impiegare il 2021 per ribilanciarsi lentamente, cominciando ad accumulare su debolezza la tecnologia solida con i multipli più bassi e, più avanti nell'anno, una modica quantità di tasso fisso come assicurazione contro eventuali ribassi azionari.
In questo quadro in cui tutti sembrano potere evitare l'inferno e molti possono ancora gustare il paradiso per molto tempo,
l'oro è l'unico asset che sta andando nella direzione sbagliata. La spiegazione che cerca di essere razionale è che l'oro brilla in fondo alla notte della recessione e diventa opaco quando il sole della ripresa diventa visibile sull'orizzonte. È successo così anche nel decennio scorso. Giocano i tassi reali, certamente, ma giocano ancora di più i flussi, che in una fase di ripresa ciclica hanno molte classi di asset di nuovo attraenti su cui riversarsi e ridimensionano o abbandonano l'oro. In questa fase, quindi, l'oro andrà pensato soprattutto come assicurazione contro vuoti d'aria nella ripresa e contro improvvisi grandi ribassi di borsa.
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