Facebook Pixel
Milano 17:35
34.339,32 +0,55%
Nasdaq 17:58
18.079,13 -0,03%
Dow Jones 17:58
39.213,42 +0,40%
Londra 17:35
8.381,35 +0,33%
Francoforte 17:35
18.686,6 +1,02%

Prestiti al settore privato in frenata dell’1,9%, ma in ripresa dal 2024

I mutui ipotecari dovrebbero aumentare dell’1,1% quest’anno, comunque in calo rispetto al +4,2% nel 2022

Banche, Economia
Prestiti al settore privato in frenata dell’1,9%, ma in ripresa dal 2024
(Teleborsa) - Il credito bancario al settore privato si contrarrà dell’1,9% nel 2023 per poi tornare a crescere dell’1,1% nel 2024 e del 2,5% nel 2025, analogamente alle altre principali economie dell'Eurozona. È quanto emerge dall’EY European Bank Lending Economic Forecast 2023, analisi della congiuntura creditizia europea, finalizzata ad approfondire l’evoluzione dei prestiti al settore privato e a prevederne gli andamenti.


Secondo lo studio di EY, i mutui ipotecari dovrebbero aumentare dell’1,1% quest’anno, comunque in calo rispetto al +4,2% nel 2022. Il credito al consumo è stimato in crescita del 4,5% quest’anno, mentre si prevede che i prestiti alle imprese subiranno una contrazione del -5,1%, prima di tornare a crescere dell'1,4% nel 2024.

Stefano Battista, Italy Financial Services Market Leader di EY, commenta: "Gli intermediari finanziari continuano a operare in un contesto macroeconomico e geopolitico molto complesso: i tassi di interesse sono ai livelli più elevati dalla nascita dell’Eurozona, le tensioni e i conflitti in Europa e Medioriente hanno avuto una escalation nel corso di quest’anno e, sebbene l’inflazione e i prezzi dell’energia stiano scendendo, il quadro di riferimento rimane incerto. I volumi delle transazioni del mercato immobiliare hanno subito nella seconda parte dell’anno una frenata e di conseguenza il livello dei mutui sta scendendo. Guardando al futuro, le banche italiane si trovano a dover intraprendere una serie di azioni per confermare la solidità dei propri indicatori economico-finanziari in un anno in cui i tassi di interesse dovrebbero iniziare a ridursi, continuando a supportare i clienti e mantenendo un livello di investimenti importante, necessario a sostenere la trasformazione tecnologica digitale, elemento strategico per una crescita sostenibile nel lungo termine".

Sebbene i prestiti ipotecari netti siano aumentati nel terzo trimestre del 2023, la crescita dello 0,1% è stata marginale, la più debole dal secondo trimestre del 2015: il trend positivo per i prestiti ipotecari in Italia potrebbe quindi arrestarsi (l’incremento è stato in media del 3,1% dall’inizio del 2020 a metà del 2023, contro l’1,2% dal 2015 al 2019). Tuttavia, grazie a una crescita contenuta sia dei prezzi delle abitazioni (a fine 2022 i prezzi medi in Italia erano superiori del 9,3% rispetto a inizio 2019, mentre in Germania e Francia i prezzi degli immobili sono aumentati rispettivamente del 24,4% e del 22,4% nello stesso periodo) sia – prevedibilmente - dei tassi d’interesse, il rallentamento dei prestiti ipotecari potrebbe essere moderato in prospettiva. Lo stock, pertanto, dovrebbe crescere dell'1,1% quest'anno, in riduzione rispetto al 4,2% del 2022. Nel 2024 si stima un aumento dello 0,8%, mentre nel 2025 il previsto taglio dei tassi dovrebbe favorire un incremento maggiore (+1,7%).

L'aumento del 5,1% a/a dei prestiti non garantiti italiani nel terzo trimestre è stato il più forte tra le grandi economie dell'Eurozona. Ha rappresentato, inoltre, una ripresa rispetto al + 4,6% nel secondo trimestre ed è stato il maggiore dal primo trimestre del 2020. I miglioramenti in alcuni fondamentali dell’economia italiana - grazie anche al calo dell’inflazione - hanno sostenuto la crescita del credito al consumo. L’analisi prevede comunque un lento aumento del credito al consumo quest’anno e il prossimo, rispettivamente dell’1,1% e dello 0,5%, poiché l’impatto dei tassi di interesse più elevati si farà sentire. Nel complesso, si prevede che il credito netto al consumo aumenterà del 4,5% quest’anno, rispetto al 3% del 2022, seguito dall’1,2% nel 2024 e dal 2,6% nel 2025.

Il lungo periodo di riduzione dell’indebitamento da parte delle imprese italiane, iniziato durante la crisi del debito dell’Eurozona e temporaneamente interrotto nel 2020 e nel 2021 quando le aziende hanno fatto ricorso a programmi di prestito garantiti dal governo, è ripreso. I prestiti netti alle imprese sono diminuiti dell’8,7% a/a nel terzo trimestre del 2023, il quarto trimestre consecutivo in cui si è registrato un calo a/a, lasciando lo stock di debito societario al livello più basso dal primo trimestre del 2005 in termini di liquidità. Gli investimenti delle imprese rimarranno probabilmente molto contenuti nei prossimi trimestri, a causa dell’aumento sostenuto dei tassi di interesse e dell’incertezza sulle prospettive globali. Nel complesso, si prevede che quest’anno i prestiti netti alle imprese italiane diminuiranno del 5,1%, un’ulteriore flessione dopo il calo del 2,4% del 2022. Tuttavia, si prevede che la fine dei rialzi dei tassi di interesse potrà indurre un ritorno a una crescita modesta dell’1,4% nel 2024 e del 3% nel 2025.

Nel terzo trimestre del 2023 in Italia la quota di NPL era equivalente a poco più del 20% del PIL, molto inferiore a quella di Francia (47% del PIL), Germania (39% del PIL) e Spagna (29% del PIL). Tuttavia, il fatto che molti mutui italiani siano a tassi variabili potrebbe portare ad un aumento delle svalutazioni. Si stima che quest’anno il rapporto NPL raggiungerà una media del 2,3%, in calo rispetto al 2,5% nel 2022. Sono previsti aumenti nel 2024 (al 3,4%) e nel 2025 (3,6%), ma si tratta di un incremento modesto rispetto agli standard del passato. Il rapporto NPL è passato dal 5% nel 2009 al 9,7% nel 2012, per poi arrivare ad oltre il 16% nel 2015.

"Nel corso del 2023, abbiamo assistito a un generale rallentamento dei prestiti bancari, sia nei confronti della clientela corporate, sia nei confronti della clientela privata. Allo stato attuale, ci si aspetta che il trend persista anche nel breve termine, principalmente per via di un contesto caratterizzato ancora da tassi di interesse elevati. Nello specifico, rileviamo come questo fenomeno abbia, in alcuni casi, spinto le aziende ad utilizzare maggiormente capitale proprio per finanziare gli investimenti e le iniziative volte alla crescita del business; una soluzione che è destinata, tuttavia, ad avere una percorribilità limitata nel tempo. Nel lungo termine, invece, prevediamo un graduale ribilanciamento da parte delle aziende nel riutilizzo di fonti di capitale di debito, grazie alla prospettata normalizzazione e progressiva riduzione dei tassi di interesse. Questo quadro – in assenza di ulteriori shock geopolitici/ finanziari e grazie anche a numerose partnership tra operatori bancari – ci aspettiamo possa essere foriero di una generale ripresa dei volumi dei prestiti tra la fine del 2024 e l’inizio 2025", conclude Filippo Mastropietro, Banking & Capital Markets Leader di EY in Italia.
Condividi
```