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Sbagliando si impara...

La crisi petrolifera degli anni Settanta aveva segnato una svolta nei comportamenti delle Banche Centrali. La riduzione dell'inflazione era l'obiettivo primario della politica economica dei paesi industrializzati. In particolare, controllare ed infondere attese di bassa inflazione si era rivelato un atteggiamento irrinunciabile per la credibilità dei programmi anti-inflazionistici.

E proprio a questo modo di vedere i temi e le soluzioni economiche, vanno ricondotte le aperture alla trasparenza e all'indipendenza delle banche centrali fatte nel corso degli anni dalle Istituzioni Centrali. E' paradossale, a questo punto, pensare che l'esperienza vincente di quel periodo rischia di essere oggi un peso per la politica monetaria. La persistenza delle politiche anti-inflazionistiche hanno infuso nella collettività aspettative di bassa inflazione che sono andate oltre gli obiettivi di politica monetaria divenendo un boomerang che ha spinto le economie di molti paesi industrializzati sul crinale della deflazione.
In tal senso il fatto che la dirigenza della Bce abbia mosso un solo passo ma confuso nel riconoscere l'esistenza di un rischio di deflazione alimentando la percezione dell'uscita dal tunnel della recessione potrebbe rivelarsi addirittura controproducente. E' finito il 2009, non la crisi. E bisogna dire le cose come stanno. Poiché i mercati e gli operatori finanziari sanno bene che modificare in senso radicale la strategia di politica monetaria non è cosa di tutti i giorni, è molto facile che interpretino le poche mosse della Bce, fin qui prodotte, come un'ennesima occasione perduta.

Il quadro generale non è affatto roseo, le borse scontano livelli di euforia esagerata, il debito pubblico è esploso in tutto il mondo e i tassi sono prossimi allo zero. Gli incentivi dello stato e i prezzi dei monopoli in aumento hanno aiutato la ripresa. Le aziende fanno a gara a finanziarsi emettendo nuove obbligazioni e quindi "carta", oltreché a far sottoscrivere aumenti di capitale a prezzi elevati; i consumi non ripartono perché la disoccupazione raggiunge valori a due cifre e fin quando non si ricompatterà il mercato del lavoro è difficile che si torni a consumare sui livelli pre-crisi.
Il dollaro rispetto ai minimi dell'anno scorso sembra sostanzialmente più forte, ma in realtà è in atto una svalutazione competitiva fra Yen, Sterlina, Dollaro ed Euro che è preludio alla deflazione. Infine i tassi d'interesse al minimo, non possono che salire.

E allora? Pensiamoci su e ragioniamo.
Voltaire scrisse: "Molti uomini sono destinati a ragionar male, altri a non ragionare affatto e altri ancora a perseguitare coloro che ragionano.

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