Ha stonato lo strappo di David Cameron al Consiglio Europeo tenuto a Bruxelles il 9 Dicembre scorso, che si è opposto all'idea di un'Europa pangermanica a collare e guinzaglio francesi.
Lo strappo nasce da un'idea della Merkel di tassare le transazioni finanziarie internazionali e, quindi, far pagare al settore della finanza la maggior parte del prezzo complessivo della crisi, scoraggiando di fatto il trading ad alto rischio. A ben guardare, però, la secca sterzata di Cameron, peraltro criticata anche dagli stessi esponenti di partito del leader Conservatore, è motivata oggettivamente da una presa di posizione lecita e congrua, perché a conti fatti, se passasse la linea della Merkel, Londra verrebbe risucchiata in un pantano da cui difficilmente riuscirebbe poi a tirarsi fuori.
Le implicazioni sono tante, ma su tutte è quella che Londra è il cuore pulsante della Gran Bretagna e sede della principale Borsa Europea, la terza nel mondo; è il mercato valutario di riferimento e a Londra si negozia il più grosso volume in derivati su tassi di interesse, con affari che superano di gran lunga i mille miliardi di Dollari al giorno, cioè quasi la metà dell'ammontare mondiale giornaliero.
Insomma una bella mazzata sui denti di Cameron. Trecentomila persone che gravitano intorno al settore finanziario e che quotidianamente si riversano nello "Square Mile", rischiano di dimezzarsi, così come le 500 Banche, per metà estere, insieme alle centinaia di entità finanziarie che a vario titolo hanno fatto il nido nella City Londinese.
I numeri parlano chiaro, la City per Londra genera, da sola, il 10% del PIL Britannico e se passasse l'imposizione tedesca di tassare le transazioni finanziarie, 40 miliardi di Euro, su 57 complessivi, parlerebbero inglese.
Ecco perché Cameron non ha solo storto il naso, ma si è pure incavolato. E la Merkel ha fatto spallucce, guardando ad un'Europa a 26 piuttosto che a 27. Come dire... e che ci frega di Cameron.
Di fondo, tuttavia, anche l'intenzione di far pagare alla finanza il prezzo maggiore è condivisibile, ma è nettamente dicotomica rispetto alla politica dell'altro grande malato, cioè gli USA, che hanno invece irrobustito proprio il settore più compromesso, laddove il virus della crisi aveva pericolosamente attecchito.
Chi ha ragione? Non è dato saperlo, certo è che se la cura è progettata, gli effetti sono tutti da verificare, perché se di Tobin Tax si potrebbe trattare, va detto che Tobin pensava ad un'imposta che potesse colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli, penalizzando la speculazione valutaria e drenando contemporaneamente entrate a beneficio della comunità internazionale.
A questo punto la domanda nasce spontanea: ma perché la Merkel non va a prendere lezione da quel Rino Formica, ex Ministro delle Finanze ed inventore della tassa sui risparmi? Farebbero una bella accoppiata, ma almeno il nostrano ex Ministro avrebbe sicuramente qualcosa da dirle. Provare per credere.