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Verso il DEF 2018

Il DEF rappresenta il primo atto del ciclo annuale di finanza pubblica

Il procedimento. Il Documento di economia e finanza rappresenta il primo atto del ciclo annuale di finanza pubblica, che si conclude con la approvazione della legge di bilancio. La riforma dell'articolo 81 della Costituzione, approvata nel 2012, ha introdotto il principio del pareggio ed ha eliminato il divieto di introdurre nuove entrate e nuove spese direttamente con la legge di bilancio. Non c'è più necessità di approvare preventivamente una legge specifica, come è accaduto per decenni, dapprima con la Legge Finanziaria e poi con la Legge di Stabilità.

La riforma costituzionale in materia di bilancio si inserisce in un quadro di convergenza delle politiche fiscali europee, definito dal Trattato per la Stabilità e Crescita (SGP), attraverso la definizione di Obiettivi a medio termine (MTO) che rappresentano il percorso da seguire per raggiungere il pareggio strutturale del bilancio e la riconduzione del rapporto debito/PIL al 60%, riducendo l'eccesso rispetto a questa percentuale al passo di 1/20 l'anno. Ciò comporta un maggior sforzo fiscale da parte dei Paesi che, come l'Italia, hanno un elevato libello di debito.

La procedura di formazione del Def prevede che venga deliberato dal Consiglio dei Ministri su proposta congiunta del Ministro dell'Economia e delle Finanze e del Presidente del Consiglio dei Ministri, e che venga quindi presentato ai due rami del Parlamento entro il 10 aprile (leggi "Il ciclo e gli strumenti della programmazione economico-finanziaria: dalle regole nazionali a quelle europee").

Il Def viene esaminato dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio (upB) che ha il compito di validare la attendibilità del quadro macroeconomico tendenziale e programmatico e delle conseguenze sulla finanza pubblica con riferimento agli impegni assunti in ambito europeo (Rapporto sulla programmazione di bilancio 2017).

Dopo l'esame nelle Commissioni, le Assemblee di Camera e Senato si pronunciano con apposite Risoluzioni, che rappresentano un atto di indirizzo politico nei confronti del Governo.

Vengono quindi inviate alla Commissione europea, entro il 30 aprile, per l'esercizio del cosiddetto Braccio Preventivo, due sezioni in cui si articola il Def: il Piano di Stabilità e il Programma Nazionale delle Riforme. Si tratta dei documenti che danno conto delle azioni che verranno adottate per raggiungere gli obiettivi di pareggio strutturale e di riduzione del debito.

Il 24 marzo, essendo stati eletti i Presidenti delle due Camere, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha rassegnato le dimissioni, rimanendo in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Dal punto di vista dell'indirizzo politico, il Def rappresenta uno degli atti di maggior rilievo per un Governo. Lo scenario che si apre quest'anno, con le Camere appena elette ed un quadro di maggioranze ancora tutto da definire, può dare corso a due alternative:

  1. considerare il termine del 15 aprile come ordinatorio, e quindi lasciare al nuovo Governo il compito di predisporlo, ma con il rischio di creare il presupposto per una indesiderata incertezza sui mercati se la formazione del nuovo governo dovesse allontanarsi nel tempo;
  2. procedere comunque alla presentazione di un Def che preveda l'aggiornamento del quadro macroeconomico, ma che non innovi rispetto al quadro programmatico già definito nel Def 2017 e poi nell'Aggiornamento adottato lo scorso 23 settembre.

In questo ultimo caso, potrebbe verificarsi una sostanziale appropriazione da parte del Parlamento di un ruolo centrale nell'indirizzo politico, assumendo il ruolo direttivo che viene esercitato dal Governo. Una possibile convergenza su obiettivi e misure di politica economica potrebbe accelerare la formazione di una maggioranza, così come uno stallo potrebbe rappresentare un momento di ulteriore tensione tra le forze politiche, creando una interferenza rispetto alle attività del Presidente della Repubblica nella formazione del nuovo governo.

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