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Tanti forni, neppure una pagnotta

Verso un Governo del Presidente

Tanti vincitori, nessun vincitore. E soprattutto, nessuna voglia di governare con alleati scomodi.

Il risultato politico dopo le elezioni era chiaramente di stallo: a sinistra, sconfitta del Pd, con LeU senza nessuna capacità aggregativa; nel centrodestra, un buon successo della Lega ed un consistente ridimensionamento di Forza Italia; vittoria netta del M5S, ma senza i numeri per poter governare da solo.

Chiedere alla Lega di mollare Silvio Berlusconi, oppure al Pd di mettere da parte Matteo Renzi, è servito a fare pretattica: condizioni politicamente umilianti, e dunque inaccettabili. Ma anche immaginare un governo a due, M5S e Lega insieme con tutti gli altri partiti all'opposizione, era una scommessa troppo rischiosa: avrebbe significato fare un salto nel buio, con le elezioni europee che incombono fra un anno esatto. E' un periodo troppo breve per fare tante cose, ma abbastanza lungo per fare errori clamorosi e correre il rischio di essere giudicati severamente dall'elettorato.

E di carne al fuoco, sia il M5S che la lega, ne hanno messa davvero tanta, dal reddito di cittadinanza alla questione del blocco dell'immigrazione: tutte questioni più facili da raccontare in campagna elettorale che da gestire stando al governo.

A questo punto, meglio perdere tempo, lasciare fare al Presidente della Repubblica, con un governo istituzionale e non politico: così, tutti possono continuare a fare le promesse di sempre, mentre si chiarisce meglio il quadro internazionale, ancora assai ingarbugliato. Ci sono le elezioni americane di mid-term, a settembre, e lì si capirà se la Presidenza di Donald Trump gode ancora di buona salute, oppure se non si ricandiderà neppure alle prossime primarie; a settembre dovrebbe terminare il Qe della banca centrale europea, ed ancora non si sa niente del destino che faranno i titoli di Stato e Corporate per migliaia di miliardi di euro che sono stati comprati finora; tra Francia e Germania ancora non c'è una posizione comune sul futuro della Unione europea, del Fondo Salva-Stati e sul Fiscal Compact.

Un Governo del Presidente, affidato ad una carica istituzionale ovvero ad una alta personalità come un ex-giudice costituzionale, farebbe contenti tutti: nessuno può dire di essere stato espropriato, perché nessuno si è presentato con una maggioranza ed un programma. Solo chiacchiere da bar.

E, così, al Ministero dell'economia potrà andare qualcuno che rassicura i mercati, come agli Esteri, alla Difesa ed agli Interni, magari confermando qualcuno degli attuali ministri.

Verso un Governo del Presidente.

Tanti forni, nessuna pagnotta.

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