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L’Aquila, l’Orso ed il Dragone

Dopo il Muro di Berlino, cadrà anche la Grande Muraglia?

La pressione di Reagan contro la Russia sovietica fu tutta concentrata sul piano economico: nonostante le minacce roboanti, dalle Guerre Stellari allo Scudo Spaziale, non mandò mai i militari americani a fare guerre in giro per il mondo. L’unico intervento fu a Grenada, una isoletta che si trova davanti al Venezuela, invasa per evitare che diventasse una base militare sovietica. Il collasso russo fu essenzialmente economico: Mosca non poteva contemporaneamente mantenere il sistema delle alleanze internazionali che la dissanguavano di risorse e contemporaneamente competere con gli Usa sul piano dell’avanzamento tecnologico.


Stavolta sta accadendo lo stesso: per battere il Dragone, l’Aquila americana sta chiudendo il suo mercato applicando dazi all’import cinese. Una azione progressiva, che è partita dall’alluminio e dall’acciaio, per estendersi ad un volume sempre crescente di merci. Le ritorsioni di Pechino contro l’import di merci americane è un boomerang, perché fa aumentare i prezzi interni cinesi. Lo yuan ha perso quota rispetto al dollaro, c’è preoccupazione per la tenuta dei debiti di molte imprese esportatrici, il mercato azionario è depresso.

Nessuno sa dire come andrà a finire: ma è chiaro che, come è accaduto per l’Orso sovietico, anche stavolta Trump punta a far implodere gli equilibri interni del Dragone cinese, attraverso misure che logorano progressivamente i delicati processi di crescita ed il consenso popolare. Se Pechino ha prosperato negli scorsi venti anni, è solo perché Washington ha spalancato le porte del suo immenso mercato interno: basta socchiuderle, per destabilizzare l’avversario.

Dopo il Muro di Berlino, cadrà anche la Grande Muraglia?

L’Aquila, l’Orso ed il Dragone

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