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Sette Cigni Neri

Per l'Italia, l'Unione Europea pretende una nuova maggioranza, senza la Lega


4. Hong-Kong

Proseguono da settimane le manifestazioni di protesta. Centinaia di migliaia di persone, si legge quasi di un milione, si oppongono alle decisioni di legare sempre più la ex-Colonia britannica alla Mainland cinese. Si tratta della terza piazza finanziaria mondiale, dopo New York e Londra, alla quale affluiscono enormi quantità di capitale cinese. Pechino non può tollerare queste rivolte, ma non vuole neppure reprimerle con la forza: non sono più i tempi di Tienanmen. Se da una parte potrebbe determinare uno scompiglio finanziario irrecuperabile, è altrettanto vero che non può subire uno scacco plateale: la rivolta potrebbe contagiare Taiwan e divenire inarrestabile.


5. Argentina

Capitali in fuga, per la prospettiva di un ritorno al potere dei Peronisti. La situazione finanziaria sta precipitando, con la Borsa che accumula perdite impressionanti ed il peso in caduta libera sul dollaro. I mercati hanno il terrore che ritornino i controlli sui movimenti di capitale e le tasse sulle esportazioni.

Nelle elezioni primarie per la selezione dei candidati alla Presidenza della Repubblica tenutesi la settimana scorsa, l'attuale Presidente della Repubblica Mauricio Macri, che si ricandida a capo di una coalizione liberal-progressista, ha raccolto appena 7,2 milioni di voti (33,27%), mentre la coppia rivale, composta da Alberto Fernàndez e dalla ex Presidente Cristina Fernàndez de Kirchner che si candida alla Vicepresidenza, alla guida di una compagine a forte impronta giustizialista, ha ricevuto ben 10,6 milioni di voti (48,86%). Un distacco che pare incolmabile in appena due mesi.

I problemi principali sono tre: l'inflazione rimane altissima, sulla soglia del 40%, mentre la stretta monetaria ha fatto cadere il flusso di credito all'economia, in piena recessione; il maggior costo del servizio del debito estero, denominato spesso in dollari e causato dal progressivo scivolamento della valuta argentina nei confronti del dollaro, non compensa più l'avanzo delle partite commerciali: i primi capitali ad abbandonare il Paese sono sempre quelli degli Argentini. Il prestito stand-by con durata di 36 mesi, che è stato accordato dal FMI nel giugno del 2018 per il controvalore di 70 miliardi di dollari, è già stato utilizzato per circa 39 miliardi, dopo che ad aprile scorso sono stati erogati altri 11 miliardi per aiutare il Governo argentino di fronte alla caduta delle entrate fiscali derivata dalla politica di austerità concordata con il Fondo medesimo.
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