La guerra in Ucraina e prima ancora il sistema delle contrattazioni sui mercati delle Commodity, materie prime e prodotti agricoli, hanno modificato radicalmente il meccanismo teorico in base al quale il prezzo si forma prevalentemente sulla base dell'incrocio tra offerta e domanda, tenendo conto del costo del capitale impiegato.
Si sono innestate
forti componenti speculative e valutazioni politiche.
Un primo punto da considerare è quello del
ritorno sul capitale investito: le immissioni di liquidità da parte delle Banche centrali occidentali, pressoché ininterrotte a partire dalla Grande Crisi Americana del 2008, hanno determinato una fortissima repressione finanziaria a danno degli investitori di capitale. I rendimenti dei prestiti che hanno sottoscritto sono andati via via riducendosi, poi ad annullarsi, fino a diventare negativi per via del ribaltamento del valore dei tassi di interessi sia nominali che reali. C'è dunque innanzitutto un sistema finanziario che deve recuperare redditività sul capitale investito, e che lo fa intervenendo sui mercati delle Commodity.
La Finanza si è spostata dagli interventi classici sul conto patrimoniale delle imprese, investimenti e prestiti, a quelli sui mercati delle Commodity, che consentono di estrarre risorse direttamente dal loro conto economico e per il loro tramite dalle tasche dei consumatori.
Gli Stati produttori a loro volta usano le Commodity per aumentare le proprie risorse, per segmentare il mercato globale, per creare nuove interdipendenze geopolitiche.
Niente è più come in teoria, con una catena del valore dei prodotti basata sul costo del capitale impiegato in ciascuna fase della produzione.
Catena del valore, Mercati globali, Aree geopoliticheNew Commodity Order(Foto: iqoncept / 123RF)
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