A differenza degli altri Paesi europei, solo l'Italia ha chiesto di attingere con tanta decisione ai loan, ai debiti europei che servono per finanziare il PNRR: una scelta già azzardata in tempi normali, che ora va decisamente bloccata.
Sono tanti soldi, troppi: la Nuova Cortina di ferro che si sta erigendo per isolare la Russia ci costringe a riscrivere le priorità. In ogni caso,
bisogna fermarsi finché la guerra in Ucraina non sarà terminata ed il quadro geopolitico definito.
Dobbiamo guardare in faccia alla realtà:
la guerra sta modificando radicalmente il quadro geopolitico e le prospettive strategiche dell'Italia e dell'Europa.
Stiamo tornando indietro rispetto alla Globalizzazione, un mondo iniziato con la dissoluzione dell'URSS nel 1991, giusto trent'anni fa: un mondo apparentemente senza frontiere, dominato solo dal Mercato, in cui tutti potevano fare commercio con tutti, spostare capitali a piacimento, mettere su fabbriche dovunque, con la libertà assicurata da una Lex Mercatoria che non veniva mai intaccata da niente e da nessuno.
Fino all'autunno scorso, le priorità erano quelle del COP26, la transizione globale verso la
decarbonizzazione della produzione per fermare il riscaldamento ambientale. Nonostante il biennio di pandemia, per il Covid-19 che ha bloccato le economie e le società soprattutto occidentali gettandole in una nuova recessione, il futuro sembrava dischiudersi secondo equilibri nuovi.
Erano sfide complesse, ardite, ma fondate su una prospettiva di pace e di armonia: soprattutto tra l'Uomo e la Natura.
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