Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa
Inutile nasconderselo: il gas ed il petrolio rimarranno ancora per decenni una fonte energetica insostituibile per molti Paesi, soprattutto per la Cina che si è accaparrata con decisione il ruolo di Fabbrica del Mondo.
Chiunque oggi faccia i conti con le
emissioni di CO2, per decidere dal punto di vista della sostenibilità ambientale chi è "buono" rispetto a chi invece è "cattivo", dovrebbe considerare che la gran parte delle
emissioni derivano dalla attività industriale, e soprattutto da quella legata alla produzione siderurgica e dalla chimica di base.
In pratica, nel momento stesso in cui l'
Occidente ed in particolare gli
Usa e buona parte dell'
Europa si è deindustrializzato,
delegando la produzione manifatturiera alla Cina, da cui però importa le merci ivi prodotte e che gli sono necessarie, è indirettamente responsabile delle tonnellate di CO2 che sono state emesse per produrre in Cina queste merci. C'è una componente energetica in qualsiasi attività umana ed in ogni merce e servizio prodotto, ivi compresa la consegna a domicilio delle centinaia di milioni di pacchetti contenenti le merci vendute per corrispondenza che richiedono un gigantesco frazionamento quotidiano dei recapiti a domicilio.
Quello che è certo è che
il processo di decarbonizzazione della produzione sarà lungo, con un orizzonte di parità che la Cina ha già delineato appena oltre la metà di questo secolo, verso il 2060: ci sono davanti ancora quarant'anni, un periodo di tempo ancora più lungo da quello che è trascorso dalla dissoluzione dell'URSS, che data al dicembre del 1991. Da allora non è passato che un trentennio.
La
Cina non si fa illusioni: mentre sta dando priorità assoluta alla lotta all'inquinamento ambientale guarda molto avanti sul piano energetico,
rafforzando i rapporti internazionali di approvvigionamento: dopo la Russia, l'Iran ed il Venezuela, anche l'Arabia Saudita è diventata da tempo un punto di riferimento strategico.