(Teleborsa) - Petrolio ancora a picco sulle piazze internazionali, a causa di una crisi che si sta prolungando oltre il previsto, ma che sta aggredendo sia l'Europa che le economie emergenti dell'Asia. Una conferma è giunta ieri dai
pessimi dati sul PMI cinese.
Il petrolio ha dunque reagito negativamente, bucando anche la soglia dei 90 dollari sulla qualità nordamericana. Il contratto di ottobre sul
Light Crude scambia stamattina a 89,67 dollari al barile, in ribasso dell'1,2%, mentre il medesimo contratto sul
Brent del Mare del Nord scivola della stessa misura a 93 dollari.
La caduta dei prezzi dell'oro nero, in atto da qualche tempo, ha già allarmato l'OPEC, che recentemente ha
minacciato un possibile taglio dell'output.
Entra però in crisi anche il settore della raffinazione, che sta scontando margini sempre più esigui, a fronte della frenata della domanda. Un tema che, in Italia, ha motivato l'incontro fra le maggiori sigle sindacali e l'Unione Petrolifera, l'associaiz0one che rappresenta i produttori di greggio, per trovare una soluzione comune alla crisi del settore.
Il vertice aziende-sindacati ha portato ad un accordo sulla "necessità di interventi urgenti, non solo a livello nazionale, ma anche europeo, che permettano e facilitino il necessario efficientamento del settore e il suo sviluppo economicamente sostenibile".