(Teleborsa) - Ci sono voluti ben due anni, ma alla fine il
disegno di legge anti-corruzione che prevede, tra le altre cose, la reintroduzione del falso in bilancio, si è sbloccato.
Ieri sera l'
Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera al testo, che ora passerà alla Camera.
Un via libera tutt'altro che scontato, vista la forte
opposizione di Forza Italia e lo
scetticismo del Movimento 5 Stelle, che definisce il ddl "un'aspirina" contro la piaga della corruzione. Non solo: la legge era ferma da ben 734 giorni a causa di polemiche e dibattiti.
Ecco le misure più significative del disegno di legge:
- Aumento delle pene massime per reati di corruzione. Lo scatto in avanti della pena interessa vari tipi di corruzione, dagli atti contrari ai doveri d'ufficio alla corruzione nell'esercizio della funzione.
- Stretta sui reati di mafia. Pene in aumento per chi fa parte di un'associazione mafiosa composta da 3 o più persone ma anche per chi promuove, organizza e dirige l'associazione stessa.
- Nuove norme per i delitti contro la Pubblica Amministrazione. Si potrà ricorrere a patteggiamento e condizionale ma solo nel caso in cui vi sia la restituzione del maltolto. In caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà versare allo Stato un importo equivalente alla tangente intascata (cosiddetta riparazione pecuniaria).
Previsto inoltre un
aumento dei poteri dell'Anac. Il pubblico ministero che esercita l'azione penale nei diritti contro la Pubblica Amministrazione dovrà informare l'Autorità nazionale anti corruzione.
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Reintroduzione del reato di falso in bilancio. Le società non quotate rischiano pene tra 1 e 5 anni (ma non saranno oggetto di intercettazioni), quelle quotate tra 3 e 8 anni. Le pene per le piccole imprese vanno invece da 6 mesi a 3 anni. Riviste anche le sanzioni pecuniarie per le società che hanno tratto vantaggio dal falso in bilancio.