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Arabia Saudita, entro cinque anni in crisi di liquidità. Lo dice l’FMI

Economia
Arabia Saudita, entro cinque anni in crisi di liquidità. Lo dice l’FMI
(Teleborsa) - L’attuale assetto finanziario dell’Arabia Saudita potrebbe portare il paese ad una crisi di liquidità entro cinque anni che impedirebbe ai regnanti sauditi di poter finanziare la propria spesa pubblica. A lanciare l’allarme è il Fondo Monetario Internazionale che ribadisce come la falcidia dei prezzi del petrolio sia largamente responsabile di questo squilibrio finanziario.

L’FMI ribadisce, poi, che difficoltà analoghe ci sarebbero anche Bahrain e Oman, altri due dei sei Paesi componenti il Consiglio di cooperazione del Golfo.

I rimanenti tre, cioè Kuwait, Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, avrebbero un assetto finanziario sostanzialmente diverso, in grado di supportare i finanziamenti della spesa pubblica per almeno 20 anni.

Su sollecitazione dell’FMI, le autorità saudite stanno già rivedendo i criteri di spesa pubblica, pianificando tagli alla spesa.

Il Fondo Monetario Internazionale ha detto più volte che la più grande economia del mondo arabo è in grado sicuramente di reggere la sollecitazione del calo del greggio, come ha sempre fatto anche quando le sue finanze sono finite sotto forti pressioni, ma ha anche detto che gli squilibri provocati sono talmente forti che anche le più articolate manovre finanziarie, attualmente in fase di studio, potrebbero essere insufficienti per raggiungere il consolidamento fiscale necessario a medio termine.

L’FMI ha poi dichiarato che "con le politiche attuali, i paesi interessati sarebbero a corto di liquidità in meno di cinque anni, a causa dei grossi disavanzi di bilancio".

Il bilancio saudita si basa per l’80% da entrate derivanti dal petrolio e per colmare il gap necessario sull’approvvigionamento di liquidità, potrebbe far ricorso per la prima volta nella sua storia a smobilizzi di attività detenute dai suoi fondi sovrani in giro per il mondo.

Centinaia di miliardi di dollari, necessari per aiutare l’economia ad assorbire lo shock del crollo dei prezzi petroliferi e per evitare politiche economiche, che potrebbero scatenare disordini sociali e politici.
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