(Teleborsa) -
Arriva anche l'appuntamento con la Federal Reserve, che questa sera annuncerà le decisioni di politica monetaria,
dopo che la BCE ha promesso la scorsa settimana nuove misure a marzo ed in seguito
all'ennesimo nulla di fatto della Bank of England.
In realtà,
nessuno si aspetta che il FOMC abbia cambiato idea sul fatto di
aumentare gradualmente i tassi di interesse. Il comitato di politica monetaria ha ormai risposto la sua veste di colomba, per lasciar spazio ai "falchi", anche se con moderazione.
Il primo rialzo dei tassi dal 2006 è avvenuto a dicembre, quando il quadro internazionale era caratterizzato da una relativa tranquillità, fatti salvi i segnali di rallentamento dell'economia cinese. Oggi, la situazione appare molto cambiata e
l'outlook è più incerto, per la crisi conclamata delle
economie Emergenti, per il
tracollo delle borse cinesi e per il
tonfo del petrolio ai minimi degli ultimi 12 anni.
E' proprio quest'ultimo fattore che peserà sulle decisioni dei banchieri centrali statunitensi, che dovranno fare i conti con
una frenata dell'inflazione, una situazione che richiederebbe una politica più accomodante delle banche centrali. Lungi dal tornare sui suoi passi,
la Fed prenderà atto probabilmente di questa situazione, ribadendo che prosegue una moderata ripresa dell'economia e che il
fattore petrolio è solo temporaneo.
Tradotto in parole più semplici:
la Fed prenderà tempo per un altro rialzo dei tassi di interesse, forse proprio sino a marzo, quando probabilmente i mercati avranno buttato alle spalle le preoccupazioni su Cina e petrolio e saranno pronti a "digerire" un'altra piccola stretta monetaria.