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Maxi condanna per frode a vertici azienda farmaceutica Menarini, confiscati 1 miliardo di euro

In quasi 30 anni perpetrata frode ai danni del sistema sanitario nazionale

Maxi condanna per frode a vertici azienda farmaceutica Menarini, confiscati 1 miliardo di euro
(Teleborsa) - Maxi condanna per frode nei confronti dei vertici del colosso farmaceutico Menarini. La presidente Lucia Aleotti è stata condannata a 10 anni e sei mesi per riciclaggio da frode fiscale, oltre che per corruzione, mentre il fratello Giovanni Aleotti, vicepresidente, è stato condannato a 7 anni e mezzo. E' stata inoltre ordinata la confisca per un miliardo di euro nei conti all'estero della famiglia.

Un colpo durissimo per la più grande casa farmaceutica italiana, la Menarini di Firenze, che è emerso come abbia perpetrato per quasi trenta anni, dal 1984 al 2010, una gigantesca frode ai danni del sistema sanitario nazionale: utilizzando società estere fittizie per l'acquisto dei principi attivi dei farmaci, ne avrebbe aumentato il prezzo finale grazie a false fatturazioni. In tutto questo lo Stato, attraverso i rimborsi di medicinali con prezzi gonfiati, avrebbe perso in questi anni circa 860 milioni di euro.

La famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini, avrebbe intascato da queste operazioni illecite oltre mezzo miliardo di euro, denaro che poi sarebbe stato riciclato all'estero insieme ad altri proventi illeciti accumulati grazie alla corruzione e alla frode fiscale, per complessivi 1,2 miliardi di euro.

L'inchiesta sul riciclaggio dei fondi neri Menarini è partita da un conto segreto in Liechtenstein di quasi mezzo miliardo di euro di cui nel 2008 erano titolari presso una Banca del Principato del Liechtenstein il patriarca Alberto Aleotti, morto nel maggio 2014, sua moglie Massimiliana Landini e i figli Lucia, Giovanni e Benedetta. Quel conto era venuto alla luce nel 2008 quando un ex funzionario della banca aveva venduto ai servizi segreti tedeschi la lista di circa diecimila conti riservati. Dalla Germania quelle carte erano state inviate in Australia nell'ambito della collaborazione internazionale e due anni dopo l'autorità fiscale australiana le aveva mandate prima al Comando generale della Guardia di Finanza e poi al Ministero della Giustizia.
Nel corso delle indagini sono state anche documentate attività di pressione della famiglia Aleotti su esponenti politici, negli anni 2008-2009, per contrastare l'operato di alcune Regioni che avevano adottato delibere a favore di farmaci generici.
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