(Teleborsa) -
Diminuiscono le casalinghe in Italia rispetto a 10 anni fa, ma le loro condizioni sociali non appaiono buone. Questo è quanto emerge dalla fotografia scattata dall'
Istat, che ne ha contate
7,3 milioni nel 2016 (500 mila in meno rispetto al 2006), di cui poco meno di un terzo (63,8%) residente al Centro-Sud.
La loro
età media si aggira sui 60 anni, ma quasi il 41% supera i 65 (circa 3 milioni). Il 42% vive in una coppia con figli, mentre 560 mila sono di cittadinanza straniera. Il 74,5% possiede al massimo la licenza di scuola media inferiore ed il 17,8% risulta poco coinvolto nell'accesso a Internet.
Nel 2015 le casalinghe in
povertà assoluta sono state più di 700 mila, il
9,3% del totale. Poco più della metà di loro non ha
mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita, mentre 600 mila sono scoraggiate e pensano di non poter trovare un'occupazione.
La
percezione soggettiva sulle proprie condizioni rimane però
positiva; più di un terzo delle casalinghe presenta un valore alto di soddisfazione della propria vita.
L'
Istat stima che nel
2014 sono state effettuate più di
71 miliardi di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, a fronte delle quasi
42 miliardi di ore retribuite stimate nei Conti Nazionali.
La maggior parte (il 71% del totale, circa 50 miliardi)
è da attribuirsi alle donne, e di queste quasi la metà a casalinghe, le quali svolgono mediamente più di
2500 ore di lavoro all'anno.
Gli uomini, sia gli occupati che i non occupati, si fermano invece a solo
826 ore. Tuttavia tra il
1989 e il 2014 è aumentata
la quantità di lavoro svolta dai padri (+35 minuti giornalieri), seppur di meno a fronte del
taglio che
le madri casalinghe hanno operato nel tempo che dedicano alle attività familiari (-47 minuti al giorno).