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Manovra, Consulta stabilisce il ricorso del PD "inammissibile"

L’appello del Partito democratico denunciava la "grave compressione dei tempi di discussione del Ddl". Per i ricorrenti erano state violate ben quattro norme della Costituzione.

Economia, Politica
Manovra, Consulta stabilisce il ricorso del PD "inammissibile"
(Teleborsa) - La Corte Costituzionale si è pronunciata ed ha definito il ricorso del Partito Democratico “inammissibile” specificando che la motivazione che ha portato a questa conclusione è che "la contrazione dei lavori per l'approvazione del bilancio 2019 è stata determinata da un insieme di fattori derivanti sia da specifiche esigenze di contesto sia da consolidate prassi parlamentari ultradecennali sia da nuove regole procedimentali. Tutti questi fattori hanno concorso a un'anomala accelerazione dei lavori del Senato, anche per rispettare le scadenze di fine anno imposte dalla Costituzione e dalle relative norme di attuazione, oltre che dai vincoli europei". Al contempo però, tende a chiarire sempre la Corte, "i singoli parlamentari sono legittimati a sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale e resta fermo che per le leggi future simili modalità decisionali dovranno essere abbandonate altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità".

L’appello del Pd denunciava la "grave compressione dei tempi di discussione del Ddl, che avrebbe svuotato di significato l'esame della Commissione Bilancio e impedito ai singoli senatori di partecipare consapevolmente alla discussione e alla votazione". Il tema del conflitto di attribuzione era stato sollevato dal senatore Marcucci in proprio e quale capo gruppo del PD e 36 senatori contro il Governo, i Presidenti di Camera e Senato, della commissione Bilancio e l'assemblea di Palazzo Madama. La questione era l'iter convulso e i tempi stretti con cui la Camera era stata costretta ad approvare il maxi-emendamento del documento economico finanziario nello scorso dicembre e portato in Aula con un passaggio solo formale in commissione. Per i ricorrenti erano state violate ben quattro norme della Costituzione.




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