(Teleborsa) - Un argomento di
strettissima attualità da affrontare con
urgenza. Le
disuguaglianze di genere presenti nel
mercato del lavoro - questione centralissima - si ripercuotono anche sul
sistema previdenziale: le
pensioni di vecchiaia erogate alle donne sono il 48% in meno rispetto a quelle erogate agli uomini, quelle anticipate il
20% in meno. Inoltre,
l'83% delle pensioni integrate al minimo sono liquidate alle donne, che ricevono una
pensione di vecchiaia che ammonta a 645 euro lorde al mese. Sono alcuni dei dati più
significativi - e di certo non
rassicuranti - contenuti nell'analisi elaborata dall'Ufficio Previdenza della Cgil Nazionale insieme all'
Inca, e presentata nel corso della secondo appuntamento della campagna
"Rivolti al Futuro".
Come si evidenzia nel rapporto le
donne sono penalizzate anche per l'accesso alla pensione anticipata. Hanno potuto usufruire di strumenti come
Ape sociale e Precoci solo rispettivamente il 3
4% e il 17% delle lavoratrici. Anche
Quota 100 resta una risposta "
parziale", infatti, sulla base di alcune stime del sindacato le donne che nel
2019 utilizzeranno tale misura saranno circa
40mila, il 26% del totale (pari a 144mila).
"Per rimuovere le
attuali disuguaglianze - dichiara il Segretario confederale della Cgil,
Roberto Ghiselli - serve una
riforma complessiva dell'attuale sistema pensionistico, così come proponiamo nella Piattaforma unitaria elaborata con
Cisl e Uil. Per il dirigente sindacale "vanno riconosciute le diverse condizioni delle persone, a partire da quelle di genere, bisogna prevedere una vera flessibilità in uscita, tutelare le carriere discontinue, il lavoro di cura prestato in ambito familiare, che per il
68% è a carico delle donne". "Inoltre - sottolinea Ghiselli -
è urgente intervenire per garantire una piena e regolare copertura previdenziale alle lavoratrici in part time verticale ciclico, che ad oggi, non vedendosi riconoscere i contributi nei periodi di sosta lavorativa,
sono costrette ad andare in pensione più tardi".